Torre del Greco. A 50 giorni dal «verdetto» del tribunale di Torre Annunziata, arriva la prima «risposta» da Malta per congelare il tesoro da 363 milioni strappato dalla curatela fallimentare dell...
Torre del Greco. A 50 giorni dal «verdetto» del tribunale di Torre Annunziata, arriva la prima «risposta» da Malta per congelare il tesoro da 363 milioni strappato dalla curatela fallimentare della Deiulemar compagnia di navigazione a Bank of Valletta. I legati dell’istituto di credito legato a doppio filo agli armatori-vampiri dell’ex colosso economico di via Tironi hanno presentato, infatti, ricorso alla corte d’appello di Napoli per ottenere la sospensione della sentenza firmata lo scorso 8 febbraio. Chiaro l’obiettivo dei vertici di Bov: rallentare l’acquisizione dei beni finiti sotto sequestro – la sentenza del tribunale di Torre Annunziata è immediatamente esecutiva – in attesa del secondo round giudiziario «sul merito» dell’intera vicenda.
Il prossimo scoglio
La controffensiva di Malta, d’altronde, era stata annunciata già il giorno della conferma del sequestro ottenuto dalla curatela fallimentare della società di fatto costituita dagli armatori-vampiri. L’udienza davanti ai giudici della corte d’appello di Napoli è stata fissata per il prossimo 6 maggio, quando si conoscerà l’immediato futuro della vertenza. In caso di accoglimento del ricorso, il sequestro da 363 milioni di euro resterebbe «congelato» fino alla decisione sul ricorso di merito. In caso contrario, invece, la triade guidata dall’avvocato Antonio de Notaristefani di Vastogirardi potrebbe avviare l’acquisizione dei beni sequestrati all’istituto di credito con sede centrale a Malta. In ogni caso i soldi non potrebbero essere ridistribuiti alle 13.000 famiglie di risparmiatori travolti dal crac da 800 milioni di euro, l’accoglimento dell’istanza presentata dai legali di Bov provocherebbe inevitabilmente una prima frenata nella procedura.
Le trattative in corso
La notizia del primo ricorso ha scatenato delusione e apprensione all’interno dell’esercito di truffati. Perché, chiaramente, il verdetto della corte d’appello di Napoli potrebbe influire sulle trattative in corso per chiudere il braccio di ferro con una transazione. Dopo le «proposte indecenti» arrivate in passato da Bank of Valletta – a partire dalla ridicola cifra di 30.000 euro fino all’offerta «revocabile» di 75 milioni di euro – si è aperto un serio confronto per arrivare a un accordo extragiudiziale a una cifra non inferiore ai 150 milioni di euro. Le «diplomazie» dei due fronti – la curatela fallimentare e il comitato dei creditori da una parte, i legali dell’istituto di credito dall’altro – avrebbero portato i lavori in fase d’avanzamento, ma il verdetto sulla sospensiva potrebbe sparigliare le carte in tavola. Perché il tempo gioca «a favore» di Bank of Valletta e contro l’esercito di obbligazionisti traditi dagli armatori-vampiri. Un fattore non secondario in un calvario già arrivato al decimo anno.
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