Torre del Greco. Una mozione di sfiducia per provare a staccare la spina all’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba. è la «carta della disperazione» giocata dall’opposizione di palazzo Baronale per tornare alle urne con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza del mandato dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio. L’iniziativa sarà ufficializzata nelle prossime ore e segnerà – in ogni caso – la fine del «blob politico» andato in scena fino a oggi in Municipio. «Perché ora bisogna uscire da ogni equivoco: vogliamo vedere chiaramente chi vuole realmente chiudere questa disastrosa esperienza amministrativa e chi no», argomentano i promotori della crociata anti-sindaco.
L’opposizione al bivio
Lo «strappo» in consiglio comunale – la minoranza si è sfaldata sul voto al piano-carburanti, l’unico «vero» atto all’attenzione dell’ultima seduta dell’assise – rischia di spaccare definitivamente l’opposizione. Anzi, le opposizioni, come sottolinea chi vuole evidenziare la «diversità di strategie» in municipio. Di qui, la scelta di promuovere ufficialmente la mozione di sfiducia per «fotografare» in modo plastico e incontrovertibile le varie e variegate posizioni politiche.
La conta delle firme
Per essere discussa in consiglio comunale, la mozione di sfiducia dovrà essere inizialmente sottoscritta da (almeno) nove firme. Un obiettivo, in teoria, facilmente raggiungibile: all’opposizione uscita dal voto del 2018 e rimasta al proprio posto dopo l’inciucio di gennaio del 2021 – i pentastellati Vincenzo Salerno e Santa Borriello, l’ex sindaco Valerio Ciavolino e l’ex vicesindaco Romina Stilo – si sono aggiunti gli ex dissidenti Luigi Caldarola, Ciro Piccirllo e Vittorio Guarino nonché i «traditori della maggioranza» Gaetano Frulio e Luisa Liguoro. All’elenco, poi, si potrebbero aggiungere Salvatore Gargiulo e Simone Gramegna – gli unici ancora in trattativa con Giovanni Palomba per il rientro in maggioranza – e Carmela Iacomino, moglie del commissario cittadino di Forza Italia. Sulla carta, dodici nomi. Casomai il fronte dell’opposizione si confermasse compatto, il «sindachino dei rifiuti» Luigi Mele – come annunciato pubblicamente e salvo dietrofront – firmerebbe come tredicesimo e la missione-sfiducia sarebbe completata, in tempo utile per tornare al voto nel 2022. Non a caso, Luigi Mennella – già in clima elettorale – ha voluto incontrare, insieme al delfino Gaetano Frulio, proprio Salvatore Gargiulo per «tastare il terreno» sulla reale disponibilità a scrivere la parola fine all’avventura di Giovanni Palomba in municipio.
L’arringa del Pd
In attesa della presentazione della mozione di sfiducia, chi non ha dubbi sulla necessità di tornare immediatamente alle urne è il segretario cittadino del Pd. L’ex consigliere comunale Salvatore Romano – l’unico democrat veramente all’opposizione della carovana del buongoverno di palazzo Baronale, con buona pace degli «infiltrati» di riferimento dei consiglieri regionali Loredana Raia e Mario Casillo – evidenzia nuovamente come «l’attuale amministrazione comunale abbia scritto una tra le pagine più buie della storia politica di Torre del Greco» e sottolinea «i quotidiani disagi lamentati dai cittadini, a partire dalla cronica emergenza legata alla raccolta dei fiuti fino al banale rinnovo di una carta d’identità». Insomma, un disastro senza precedenti: «Questa amministrazione comunale sarà giudicata e mandata a casa dagli stessi cittadini – affonda Salvatore Romano – testimoni e vittime di uno sfacelo mai visto all’ombra del Vesuvio». Parole pesanti come macigni, accompagnate dall’ennesima stoccata a chi «mistifica la posizione del Pd» rispetto a Giovanni Palomba & company. «Il Pd continuerà a fare sentire la propria voce di ferma opposizione all’attuale amministrazione comunale – conclude il segretario cittadino – finché la parola non sarà finalmente restituita agli elettori».
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