Torre del Greco. Quel figlio maschio non l’aveva mai accettato, avrebbe voluto una seconda bambina. E quando Francesco aveva iniziato a manifestare una certa irrequietezza – in concomitanza co...
Torre del Greco. Quel figlio maschio non l’aveva mai accettato, avrebbe voluto una seconda bambina. E quando Francesco aveva iniziato a manifestare una certa irrequietezza – in concomitanza con la decisione di togliergli il ciuccio – i paragoni con la prima figlia erano diventati un macigno insopportabile la mamma: «Faceva cose che la mia primogenita non aveva mai fatto – le parole di Adalgisa Gamba, la mamma-assassina arrestata con l’accusa di omicidio volontario – Proprio lei, in un’occasione, gli aveva dato del mostro. E ho cominciato anch’io a vederlo in questo modo».
E’ uno dei raccapriccianti passaggi del racconto shock messo a verbale dalla quarantenne di via Anzio, ora detenuta nel carcere femminile di Pozzuoli: una lunga deposizione in cui Adalgisa Gamba ricostruisce il suo calvario e svela ai magistrati i demoni con cui aveva cominciato a convivere dallo scorso mese di ottobre: «Sono circa tre mesi che sono in difficoltà – la premessa della donna – Ho vissuto una vita intera di disagio totale perché mia madre soffre di disturbi schizofrenici. Ho notato in Francesco un certo ritardo nel linguaggio e problemi di apprendimento».
Di qui, il tarlo dell’autismo. Un timore «confermato» dalle ricerche su Google a cui la quarantenne si era affidata per trovare risposte ai suoi angoscianti dubbi: «Quando gli ho tolto il ciuccio, due settimane fa, iniziò quella che considero una crisi – il racconto della donna – Ovvero movimenti con la bocca e con la lingua che ancora Google mi ha confermato potessero essere riconducibili all’autismo». Adalgisa Gamba non aveva confessato a nessuno le sue paure, neanche alla madre. Fino a domenica sera, quando insieme a Francesco ha raggiunto a piedi la spiaggia del lido Gabbiano.
Qui il racconto diventa confuso, la donna perde lucidità. Il piccolo prima sarebbe caduto in acqua, poi sarebbe stato afferrato dalla donna: «Con lui in braccio non riuscivo a tornare verso il bagnasciuga – la deposizione di Adalgisa Gamba – Non ho avuto la lucidità di comprendere le mie azioni. Il bambino è sempre stato nelle mie braccia: gli parlavo, ma non davo peso al fatto che fosse sott’acqua. Guardavo il mare e pensavo alla libertà. Ho avvertito una sensazione di liberazione, per me e per quella che sarebbe stata la vita di mio figlio».
La morte come «liberazione» da un incubo: «Solo il pensiero che potesse essere un bambino autistico mi faceva impazzire». I soccorsi sarebbero arrivati quando la tragedia era già stata consumata: «Non volevo risolvere il problema così – l’ultima confessione di Adalgisa Gamba – Credo che il grande disagio ti faccia fare cose che comunque commetti, anche senza capire».
Ma si voleva uccidere?: «Ci ho pensato, sono stanca di avere problemi Ho messo anche la mia testa sott’acqua, ingerendone. Ma non ho mai pensato al suicidio. E’ stata una decisione presa sul momento».
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