Troppe ore di terapia, il centro di riabilitazione sfora il tetto massimo stabilito dal contratto, e l’Asl Na3 Sud ferma il rinnovo delle cure. A restare senza assistenza sono circa 200 bambini auti...
Troppe ore di terapia, il centro di riabilitazione sfora il tetto massimo stabilito dal contratto, e l’Asl Na3 Sud ferma il rinnovo delle cure. A restare senza assistenza sono circa 200 bambini autistici e con disabilità varie, oltre ad altri 400 ragazzini rimasti bloccati nella lista di attesa che, a questo punto, continuerà ad allungarsi. Una decisione che torna puntualmente a far discutere, soprattutto perché i pazienti a cui si negano le cure sono dei bambini e anche un solo giorno di terapia saltato, può significare una importante regressione nel percorso riabilitativo. Il problema resta legato ai fondi assegnati ai centri riabilitativi convenzionati che, già tre anni fa, avevano frenato le terapie nelle strutture di competenza all’Asl Na3 Sud, per poi essere sbloccati soltanto dopo infinite proteste da parte delle famiglie arrivate davanti la sede della Regione Campania. A quel punto si era ipotizzato un ricalcolo della divisione dei fondi, perché le ore assegnate e consumate dai centri riabilitativi delle Asl Campane avevano dato risultati preoccupanti. Si evidenziò, infatti, che la richiesta delle terapie riabilitative era maggiormente alta nell’area della provincia Sud di Napoli, con una percentuale più alta di bambini affetti da disabilità più o meno gravi. L’allarme per le cure negate riuscì a rientrare, anche grazie al buon cuore di alcuni responsabili delle strutture che avevano deciso di non fermare le terapie per i bimbi, rinunciando al rimborso dell’Asl. Piccoli pazienti già provati da una pandemia che ha influito sullo svolgimento delle attività terapiche, adesso totalmente azzerate. La causa viene evidenziata nella missiva dell’Azienda Sanitaria inoltrata al Centro di Riabilitazione Abatese, con sede a Gragnano, dove si conta «uno sforamento di 4.846 trattamenti ambulatoriali e 931 domiciliari, per cui si è impossibilitati a rilasciare nuove autorizzazioni», quindi l’Asl suggerisce «di mettere in campo ogni programmazione utile nel rispetto del contratto stipulato con l’Azienda, nel contempo si invita anche a valutare eventuali dimissioni di quei pazienti stabilizzati, in carico da molto tempo, che hanno raggiunto gli obiettivi terapeutici indicati nei progetti riabilitativi individuali». Un aut aut che non ricade certo sulla struttura, bensì sulle famiglie dei piccoli pazienti costrette a fare i conti con un meccanismo burocratico che continua a incepparsi. Significa dover affidarsi a centri privati, anche per quei genitori che si ritrovano in difficoltà economica. Significa dover mettere alla scelta le famiglie, se curare i figli o dargli da mangiare. «Non abbiamo mai lasciato fuori dalla porta nessun paziente, neanche quando le autorizzazioni non erano rilasciate dall’Asl. Ancor di più siamo responsabili dei nostri piccoli pazienti che non possono assolutamente perdere i giorni di terapia, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo tutti, dove la pandemia ha cancellato il nostro quotidiano», questa la posizione assunta dall’avvocato Giuseppe Abagnale, responsabile del Centro Abatese di Gragnano.