Torre del Greco. Non è una sentenza definitiva, ma l’ordinanza firmata dai giudici della terza sezione del Tar Campania – presidente Anna Pappalardo – spalanca la strada allo sbarco del...
Torre del Greco. Non è una sentenza definitiva, ma l’ordinanza firmata dai giudici della terza sezione del Tar Campania – presidente Anna Pappalardo – spalanca la strada allo sbarco delle ruspe in via Sant’Elena, la strada ai piedi del Vesuvio «sfregiata» da una valanga di abusi edilizi. I magistrati del tribunale amministrativo regionale di Napoli hanno, infatti, respinto il ricorso presentato dal padre della dirigente del settore affari legali del Comune finalizzato alla sospensione dell’ordinanza di demolizione firmata dall’architetto Giuseppe D’Angelo – responsabile del settore urbanistica dell’ente di palazzo Baronale – e finalizzata all’abbattimento entro 90 giorni di tutte le opere fuorilegge. Un primo stop dal sapore della bocciatura, in attesa della sentenza di merito.
Il primo round in aula
A meno di tre mesi dall’ordinanza di demolizione, il padre di Luisa Sorrentino – la dirigente di area Pd nota in municipio per la sua intransigenza e la sua solerzia amministrativa – aveva presentato ricorso avverso il provvedimento per ottenere la sospensione dell’efficacia del provvedimento di abbattimento e l’annullamento della relazione tecnica firmata dagli esperti del servizio anti-abusivismo del Comune dopo i controlli effettuati a inizio aprile. Ebbene: non solo i giudici della terza sezione del Tar Campania hanno respinto la domanda di sospensione dell’ordinanza di demolizione, ma hanno sottolineato come «a un primo esame sommario l’ordinanza di demolizione impugnata appare sorretta da congrue giustificazioni per cui l’impugnativa non sembra destinata a una favorevole considerazione del merito, tenuto conto della natura delle opere realizzate, in quanto necessitanti del permesso di costruire e tra l’altro ricadenti in zona vincolata». In attesa del verdetto finale, non propriamente il migliore dei «biglietti di presentazione».
Gli abusi edilizi
Durante il sopralluogo effettuato a inizio aprile nella casa di famiglia della «dirigente di ferro» del Comune, tecnici e vigili urbani contestarono una lunga serie di abusi edilizi: a partire dall’abitazione di circa 85 metri quadrati realizzata senza alcuna autorizzazione per finire al terrazzo a livello di circa 130 metri quadrati parzialmente delimitato con muri di lapillo e piccoli cancelli in ferro. E poi, a completare il «quadro»: una cantina interrata di 15 metri quadrati, una casetta in legno di 12 metri quadrati adibita a deposito, una serie di tettoie di copertura e perfino una cuccia per il cane di circa 3 metri quadrati. Tutto abusivo, secondo la relazione stilata il 9 aprile. E ora anche secondo i giudici del Tar Campania.
@riproduzione riservata