Trecentoquarantasei persone condannate in via definitiva per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Trecentoquarantasei camorristi per una città che conta meno di quarantamila abi...
Trecentoquarantasei persone condannate in via definitiva per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso. Trecentoquarantasei camorristi per una città che conta meno di quarantamila abitanti. Un affiliato ogni 100 persone, un ras in ogni quartiere. Uno dei dati più alti d’Italia. E’ l’ennesimo record negativo che Torre Annunziata mette insieme nei giorni della guerra e degli omicidi. L’ennesimo dato che fotografa il peso dell’emergenza sicurezza che tiene in scacco la città. Una città piombata da mesi nell’oblio degli anni più bui della sua storia. Numeri drammatici resi noti, ieri pomeriggio, nel corso del vertice tra i rappresentanti delle forze dell’ordine, il comitato anti-camorra e il Prefetto di Napoli, Marco Valentini. Un summit voluto con forza dal nuovo gruppo al quale aderiscono 40 tra associazioni, sindacati e cittadini. Un comitato nato appena ventiquattro ore prima del tentato omicidio di Michele Guarro e a meno di quarantotto ore dal delitto costato la vita a Francesco Immobile. Tra i temi oggetto dell’incontro c’è stata ovviamente la guerra di camorra che vede coinvolti almeno 4 gruppi criminali. «La situazione è più grave di quella che potessimo immaginare – le parole del senatore Sandro Ruotolo, rappresentante del comitato, a poche ore dal summit in Prefettura – C’è una questione nazionale su Torre Annunziata. I dati dicono che ci sono intere zone della città dove non c’è il controllo dello Stato ma solo il controllo della camorra. Tante piccole Fortapàsc». Che l’attenzione sul caso Torre Annunziata sia massima da parte di Prefetto e forze dell’ordine lo conferma anche la convocazione di ben 4 riunioni del comitato per l’ordine e la sicurezza a Torre Annunziata negli ultimi 12 mesi. Incontri che però non hanno prodotto risultati, soprattutto in merito ad alcuni temi chiave: l’installazione di nuove telecamere di videosorveglianza, la gestione dei beni confiscati, l’assunzione di nuovi vigili urbani. «La Prefettura – dicono i rappresentanti del comitato anti-camorra – ha presentato al Comune tutta una serie di richieste che non sono però stata realizzate su questi punti. Chiederemo un incontro al sindaco anche oggi perché chiarisca le ragioni di questa situazione». Al summit in Prefettura hanno partecipato anche Tania Sorrentino, la moglie di Maurizio Cerrato (ucciso dopo una lite per un posto auto ad aprile) e Fabiola Staiano, figlia di Luigi, imprenditore anti-clan assassinato nel 1986 per aver denunciato i camorristi che gli chiedevano il pizzo. «E’ stato deciso di aprire un tavolo permanente di confronto sulla questione Torre Annunziata – le parole di Sandro Ruotolo – Un primo passo concreto nella lotta alla camorra. Una guerra nella quale tutti devono fare la loro parte, anche i cittadini». In serata la Prefettura ha anche diffuso una nota per confermare l’attenzione rivolta dalle forze dell’ordine sul caso Torre Annunziata e per sottolineare l’importanza della collaborazione e dalla coesione tra la parte sana della città e le forze dell’ordine. Un esercito che dovrà combattere unito contro i soldati della camorra. Quelle centinaia di ras, esattori, affiliati e killer che da mesi stanno mettendo a ferro e fuoco una città prigioniera di paura, silenzi e omertà. Catene che oggi, finalmente, qualcuno sta provando a spezzare per liberare Torre dalla morsa dei clan.