Massa Lubrense. Una colata di cemento per coprire 120 metri quadrati di brecciolino e realizzare un parcheggio. Un’altra di 90 metri per coprire gli scogli e ottenere un terrazzamento utile a sistem...
Massa Lubrense. Una colata di cemento per coprire 120 metri quadrati di brecciolino e realizzare un parcheggio. Un’altra di 90 metri per coprire gli scogli e ottenere un terrazzamento utile a sistemare lettini e ombrelloni a pochi metri dal mare. Al centro della struttura una spiaggia artificiale, in stile caraibico, per circa 600 metri quadrati, ricavata con sabbia di colore chiaro importata chissà da dove, per sistemare ancora lettini, ombrelloni e cabane per i clienti vip. Opere realizzate senza alcuna autorizzazione dai proprietari del Maya Beach (ex Conca Azzurra), uno dei locali considerati d’eccellenza nel settore turistico in penisola sorrentina.
Uno scempio ambientale compiuto in piena Area Marina Protetta di Punta Campanella, modificando – forse per sempre – quel tratto di costa.La scoperta è stata fatta dagli uomini della Capitaneria di Porto di Massa Lubrense, guidati dal nuovo comandante Paolo Castaldo, che hanno raccolto un esposto presentato da associazioni ambientaliste, che rimbalzava negli uffici istituzionali almeno da un paio di anni, senza che nessuno intervenisse per verificare cosa stesse accadendo.Nei guai sono finiti la signora Maria Grazia Martino, legale rappresentante della Sea Club srl, società della famiglia Giglio, rappresentata dall’imprenditore Francesco Giglio. Entrambi sono stati denunciati dagli uomini della guardia costiera.
I reati contestati vanno dal deturpamento di bellezze naturalifino al disastro ambientale, passando ovviamente per l’abusivismo. Secondo gli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, è stato alterato – forse in modo irreversibile – l’ambiente naturalistico.La guardia costiera ha sequestrato parte della struttura, tra cui le docce, per le quali è stato chiesto un approfondimento per verificare dove scaricano l’acqua. Come già accaduto nell’ambito di altre indagini, la Capitaneria potrebbe avvalersi degli esperti dell’Anton Dohrn per quantificare il danno arrecato a un tratto di costa di alto pregio naturalistico.
L’ufficio Demanio del comune di Massa Lubrense ha confermato che nessuna autorizzazione era stata rilasciata alla società, in particolare per quanto riguarda la sistemazione della sabbia che non sarebbe tipica della costa della penisola sorrentina. Effettuati i campionamenti, la sabbia sarà analizzata anche per scongiurare il rischio che possa essere inquinata.La Sea Club della famiglia Giglio chiaramente è già al lavoro per chiedere il dissequestro, convinta di non aver violato la legge. I sigilli affissi a parte del Maya Beach, d’altronde hanno destato molto scalpore, non solo in penisola sorrentina.
Tantissimi i clienti vip che si recavano nella struttura anche per trascorrere serate all’insegna della musica, con i migliori deejay provenienti da tutta Italia pronti a mettersi alla consolle. Il Maya Beach puntava a una clientela di alto profilo, disposta a pagare 150 euro per una giornata in spiaggia oppure 300 euro per prenotare un tavolo necessario per partecipare a una serata in riva al mare.Recentemente nella struttura era stata fotografata anche la campionessa olimpionica Vanessa Ferrari, che ha trascorso parte delle sue vacanze in costiera sorrentina. Peccato però che nessuno, da almeno due anni, si fosse preoccupato di verificare se fosse tutto a norma.
Un vuoto nei controlli che è stato colmato solo dalla guardia costiera di Massa Lubrense, guidata dal nuovo comandante Paolo Castaldo.