La app per controllare i certificati c’è, il personale addetto anche, ma il debutto del green pass non convince i ristoratori che, seppure in gran parte favorevoli alla misura, lamentano problemi organizzativi e in alcuni casi denunciano una situazione di caos nel giorno del debutto della misura. “Non siamo poliziotti”, hanno spiegato alcuni ristoratori milanesi parlando dei controlli a cui dovranno sottoporre i clienti. A Roma il debutto del certificato verde e l’obbligo di controllarlo non convince la Confesercenti che ha segnalato una partenza nel caos, “tra malfunzionamenti dell’app deputata a scansionare il certificato, clienti che fanno resistenza e tavoli che in questa incertezza rimangono vuoti”, come ha spiegato Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet. L’associazione di bar e ristoranti ha parlato di “reazioni scomposte che hanno messo in difficoltà i gestori, cui è stato affibbiato contro ogni logica il ruolo di agente di pubblica sicurezza”.
Da oggi i ristoranti dovranno infatti chiedere il certificato vaccinale e i documenti a tutti coloro che vorranno pranzare o cenare all’interno del locale. Proprio questo punto non convince alcuni ristoratori, a partire dallo chef stellato Claudio Sadler che a Milano gestisce due ristoranti nella zona dei Navigli. “Il Green pass va bene, noi ci siamo organizzati con la apposita app per controllarli, certo diventa un problema nel momento in cui dobbiamo chiedere il documento – ha spiegato Sadler – perché non siamo dei pubblici ufficiali e non abbiamo l’autorità per farlo. Io devo chiedere il documento, ma il cliente potrebbe rifiutarsi di darmelo”. Secondo lo chef stellato l’operazione green pass ha certamente questa “lacuna”, questo non toglie che ci sia la buona volontà da parte dei ristoratori, “noi ce la mettiamo tutta ma non siamo sereni nel fare questa operazione che ci hanno appioppato”. I ristoratori si chiedono poi come si dovranno comportare in certe situazioni. “Se un cliente che non ha il green pass cena all’aperto e arriva un temporale – ha osservato ancora Sadler – cosa faccio lo caccio dal ristorante? Non posso mandare via le persone”. A Milano i ristoratori pensano già a settembre quando per forza di cose si vivrà di più all’interno dei locali. “A settembre quando avremo 70 o 80 persone da controllare ci sarà un casino con code e file – ha commentato Michele Berteramo, proprietario del ristorante e cocktail bar Movida sui Navigli -.
Questa operazione non ci avvantaggia sembriamo noi i poliziotti mi auguro che i clienti siano responsabili”. Il nodo principale rispetto all’introduzione del green pass secondo Epam, l’Associazione provinciale milanese pubblici esercizi Confcommercio Milano, è quello organizzativo e di gestione dei clienti. “Da quello che ho sentito la maggiore preoccupazione è la gestione dei clienti – ha spiegato Carlo Squeri, segretario di Epam -, non tutti accetteranno di buon grado di farsi controllare i documenti o di non essere accolti dentro i ristoranti perché non ha il green pass”. L’associazione dei pubblici esercizi milanesi ha posto poi il tema dei minori, sopra i 12 anni, che non sono vaccinati e chiede che venga messa in campo una deroga altrimenti “parliamo di intere famiglie che decideranno di non andare più al ristorante”. Infine c’è il tema della carenza di personale che dopo la pandemia attanaglia il settore perché c’è chi ha deciso dopo la crisi di cambiare lavoro: “per controllare il green pass potrebbe servire una persona in più in sala e con la carenza di personale potrebbe essere un problema”, ha concluso Squeri.