Ercolano. Duemila firme per dire no all’isola ecologica in via Focone: non si ferma la crociata degli abitanti della zona di San Vito contro il centro di raccolta dei rifiuti previsto dall’amminis...
Ercolano. Duemila firme per dire no all’isola ecologica in via Focone: non si ferma la crociata degli abitanti della zona di San Vito contro il centro di raccolta dei rifiuti previsto dall’amministrazione comunale targata Ciro Buonajuto all’interno dell’ex cantiere della Multiecoplast strappato alla camorra.
A tre mesi dal via libera definitivo al progetto e all’indomani della serie di manifestazioni organizzate a San Vito, protocollata la petizione per salvare la zona a due passi dal parco nazionale del Vesuvio dall’ennesimo sfregio ambientale: una raccolta firme accompagnata da una lettera – indirizzata al leader locale di Italia Viva, ai sette assessori della giunta, al capo dell’assise Luigi Simeone e a tutti i consiglieri comunali di maggioranza e opposizione – in cui si ribadiscono dubbi e paure già espresse durante i giorni caldi delle proteste in strada. «Da vent’anni si è promessa ai cittadini la costruzione di un’area verde e una piazza davanti la chiesa di San Vito – ricordano i sottoscrittori della petizione – A dicembre del 2019, il consiglio comunale destinava il sito di via Focone a verde attrezzato e sgambatura per i cani, cos’è cambiato in un anno e mezzo? L’isola ecologica e il centro di trasferenza dei rifiuti sarebbero compatibili con il parco nazionale del Vesuvio?».
Interrogativi fino a oggi rimasti senza risposte, ma su cui i cittadini – guidati dall’associazione “Salute Ambiente Vesuvio” e dal prete anti-veleni Marco Ricci – vogliono vedere chiaro. Perché c’è in ballo il futuro di «una popolazione “fragile” già costretta da 40 anni a pagare il prezzo di cattive scelte politiche» e ora terrorizzata dall’idea di una potenziale bomba ecologica sotto il proprio naso. «Le urgenze assolutamente necessarie per il territorio di San Vito – prosegue la lettera al sindaco & company – sono una videosorveglianza “reale” per contrastare gli svernamenti illeciti di rifiuti, l’istituzione di un servizio di trasporto pubblico e la creazione di un impianto fognario atteso da 40 anni».
Punti noti alla «classe politica» di corso Resina – diversi consiglieri comunali, a partire proprio da Luigi Simeone, abitano a San Vito – eppure passati in secondo piano rispetto alla «svolta green» promossa dallo storico figlioccio dell’ex premier Matteo Renzi. Insomma, secondo gli abitanti della zona, l’isola ecologica sarebbe l’ultima delle «necessità» per un territorio già martoriato dalle presenza di varie discariche in passato finite finanche sotto i riflettori della direzione distrettuale antimafia. «Affermare che dove c’era la camorra ora ci sarà lo Stato – ammoniscono gli abitanti della zona – non è corretto. Perché, in realtà, sarebbe giusto affermare che dove c’è stata la camorra a gestire il business dell’immondizia ora c’è lo stato a gestire i rifiuti. Ma sempre di spazzatura si tratta». Chiaro il timore dei promotori della crociata contro l’isola ecologica: «Il rischio per il sito di via Focone è che sarebbe a servizio di tutta la città e potrebbe diventare, con il passare del tempo, una vera e propria discarica non solo in momenti straordinari di crisi dei rifiuti». Un vero e proprio spettro, contro cui duemila cittadini sono pronti a fare le barricate per trasformare l’ex fortino della camorra in un terreno in grado di «dare lavoro, speranza e sostentamento alle nuove generazioni». E non rifiuti.
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