Dopo gli anziani, i prof. A due mesi dall’inizio della scuola e nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che continua a ripetere che a settembre si ripartirà in presenza, è già chiaro che se si vuole evitare il ricorso alla didattica a distanza per il terzo anno scolastico consecutivo bisogna completare da un lato le vaccinazioni del personale scolastico e dall’altro immunizzare il maggior numero di ragazzi tra i 12 e i 19 anni: la rapidità con cui la variante Delta si sta diffondendo anche in Italia e il rallentamento del calo dei contagi, uniti ai problemi strutturali e ancora non risolti della scuola – dalla mancanza di aule al nodo dei trasporti locali – sono segnali inequivocabili di quel che potrebbe accadere nei prossimi mesi.
“Servono azioni concrete – dice non a caso il presidente dell’associazione dei presidi Antonello Giannelli – l’emergenza non può diventare ordinarietà sulla pelle di studenti e lavoratori della scuola”. Che si sia un po’ “indietro” lo ammette anche il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, confermando l’obiettivo dell’80% di italiani immunizzati entro fine settembre: “Abbiamo spinto molto sui 70-80enni, ora bisogna spingere sui 50enni”, non mollare sugli over 60 – “andremo casa per casa per convincerli” dice l’assessore lombardo Letizia Moratti che ne ha ancora 450mila che non hanno fatto nessuna dose – e soprattutto “convincere gli oltre 200mila insegnanti e operatori scolastici che mancano a vaccinarsi”. Una copertura attorno all’80% anche di prof e personale scolastico e dei giovani dai 12 anni in su, aggiunge “ci dà una buona sicurezza di tornare a scuola in presenza e anche con poche e scarse limitazioni”.
Per questo partirà nelle prossime ore una lettera alla Regioni – la seconda in meno di un mese – per “incentivare con ogni mezzo” le somministrazioni. L’obiettivo è avere un quadro chiaro su quali siano le difficoltà e riuscire a raggiungere almeno 180-190 mila di quei 215mila che ancora mancano. Già lo scorso 25 giugno Figliuolo aveva chiesto di attuare in “maniera più incisiva” le vaccinazioni dei prof attraverso un “raggiungimento attivo” di coloro che mancano all’appello, indicando il 20 agosto come dead line per avere l’elenco completo di tutti quelli che per motivi sanitari non potevano sottoporsi al vaccino e soprattutto di quelli che non hanno intenzione di aderire alla campagna. In base all’ultimo report del governo, sono 1.063.903 i professori e il personale scolastico vaccinato, ma ancora 216.221 che non hanno fatto la prima dose. In questa fascia due settimane fa ce ne erano 235.899 e 7 giorni fa 227.537: in 15 giorni sono stati raggiunti meno di 20mila prof, un numero irrisorio. Se poi si guardano i dati delle singole Regioni, 5 oltre alla provincia di Bolzano hanno una percentuale di prof senza alcuna copertura sopra il 25%, dunque uno su 4: messa peggio di tutti è la Sicilia, dove la percentuale è al 43,58%, seguita da Alto Adige (38,53%), Sardegna (33,30%), Calabria (32,85%), Liguria (26,93%) e l’Umbria (25,27%). Indietro anche la provincia di Trento e il Piemonte, che devono fare la prima dose rispettivamente al 23,53% e al 23,06%. Ancora più bassi i numeri nella fascia 12-19 anni. Su una platea di 4,6 milioni, 179mila hanno completato il ciclo vaccinale (il 3,87%) e 994mila hanno fatto la prima dose (il 21,48%) ma 3,8 milioni di ragazzi sono completamente scoperti.
Ecco perché bisogna spingere. Una soluzione potrebbe essere quella proposta dall’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna Raffaele Donini, che è anche il coordinatore dalla Commissione sanità nella Conferenza delle Regioni: vaccinare in “prossimità delle scuole. Noi ci faremo trovare pronti” dice non escludendo la possibilità che una proposta simile possa essere fatta al ministero. L’assessore alla Salute del Lazio Alessio D’Amato, invece, garantisce che entro l’inizio dell’anno scolastico tutti i 12-19enni che lo vorranno saranno vaccinati: tra il 18 e il 23 luglio riapriranno le prenotazioni con Pfizer e si utilizzeranno gli hub, per semplificare le procedure, mentre dopo la metà di agosto partiranno le vaccinazioni negli studi dei pediatri.
Al di là delle singole scelte delle Regioni, l’obiettivo del governo resta quello di archiviare la Dad e su questo il ministro dell’Istruzione professa ottimismo. “Insisto nel dire che dobbiamo tornare in presenza, stiamo tutti lavorando per questo” ripete Bianchi annunciando di aver chiesto un nuovo parere al Cts il quale, alle condizioni attuali, ha già detto che serviranno ancora mascherine e distanziamento e che “non è plausibile” ipotizzare il green pass in ambito scolastico, per un problema di privacy e soprattutto perché non esiste l’obbligo vaccinale. Tema che richiede un passaggio parlamentare e sul quale lo scontro politico è già evidente. Ad Enrico Letta che ha definito “non sbagliato” parlare di obbligo, ha replicato Giorgia Meloni. “Ma stiamo scherzando? – dice la leader di Fratelli d’Italia – Ricordo a questa sinistra in preda a deliri d’onnipotenza che l’obbligo vaccinale non è previsto dalla nostra Costituzione e che l’Italia non è un regime totalitario”.