Torre del Greco. Da contestatori di un’amministrazione comunale incapace di portare avanti qualsiasi tipo di iniziativa o progetto a «costruttori» di una nuova maggioranza. Ovviamente per il «bene della città», lo scudo dietro cui i trasformisti di palazzo Baronale hanno provato a nascondere il proprio tornaconto politico. Ma i restanti dubbi sulle ragioni del salto della quaglia di Luigi Mele, Nello Formisano e Alessandra Tabernacolo – i primi due addirittura candidati a sindaco contro Giovanni Palomba e sonoramente «bastonati» dagli elettori – sono stati spazzati via, semmai ce ne fosse stato ulteriore bisogno, durante la seduta del consiglio comunale dedicata all’approvazione a scoppio ritardato del rendiconto di gestione del 2020.
Un documento economico relativo al periodo in cui i tre consiglieri comunali – ciascuno con il proprio «stile» – elencavano i disastri messi in fila dal carovana del buongoverno guidata dallo storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio, un periodo neanche particolarmente lontano nel tempo. La memoria di ferro, tutttavia, non sarà evidentemente tra le principali qualità del trio di traditori della minoranza.
Pronti a mettere una pietra sul passato e a consentire alla «maggioranza dell’inciucio» di approvare in scioltezza – 14 voti favorevoli a fronte di tre soli voti contrari – il rendiconto di gestione del 2020. Anzi, grazie all’ultima «invenzione» delle strisce blu all’interno dei parcheggi dell’ex Trinità e del parcheggio Palatucci del complesso La Salle, il primo cittadino potrebbe a breve salutare l’acquisto a titolo definitivo – non in prestito, come accaduto fino a oggi – del «capitano» Antonio Spierto. Insomma, a dispetto dei venti di crisi soffiati dagli ex dissidenti, la coalizione guidata da Giovanni Palomba tira avanti senza difficoltà. Eppure, durante l’ultimo round in aula, non sono mancate accuse e veleni.
Relativi non solo all’ennesima giravolta di Luigi Mele & company. Perché sotto i riflettori dei vari Luigi Caldarola, Vincenzo Salerno e Valerio Ciavolino è finita anche la toppa da centomila euro con cui l’amministrazione comunale ha rimediato al pasticcio dell’assistenza scolastica agli alunni diversamente abili: un papocchio registrato tra fine marzo e inizio aprile, capace di mettere a rischio servizi essenziali per le fasce deboli e di costringere l’ente di palazzo Baronale a una frettolosa corsa ai ripari. Su cui, come richiesto dall’ex sindaco Valerio Ciavolino, dovrà fare luce la corte dei conti di Napoli. Perché, durante l’accesa discussione in aula, dai banchi della maggioranza è sfuggita qualche parola di troppo sulle modalità di gestione delle politiche sociali. Ora destinate a finire al vaglio dell’organo di controllo delle spese pubbliche.
©riproduzione riservata