Ha deciso di rendere alcune dichiarazioni spontanee. Prima ha provato a difendersi, poi ha fatto il nome di Pierpaolo Filippelli, l’ex pm Antimafia oggi procuratore aggiunto a Torre Annunziata. Parole, quelle pronunciate in aula dal narcos Francesco Tamarisco, che potrebbero finire ora al centro di un’indagine per minacce nei confronti del magistrato. “Filippelli deve ringraziare che io non sono Carminuccio Alfieri o Galasso altrimenti lui non farebbe il magistrato” la frase incriminata che Tamarisco ha pronunciato nel corso del processo che lo vede imputato, dinanzi alla Corte d’Assise di Napoli come mandante dell’omicidio di Matilde Sorrentino, la mamma coraggio di Torre Annunziata assassinata nel 2004 per aver denunciato un gruppo di pedofili che abusavano di suo figlio. Processo, quello per la pedofilia, nel quale venne incriminato e assolto (in appello) anche Tamarisco.
La frase è stata ascoltata dai giudici che lo hanno “ammonito” in aula parlando di “chiare minacce” di cui si “assumerà la responsabilità”. Le parole di Tamarisco sono arrivate dopo la deposizione di un pentito e sono già state messe nero su bianco in un’annotazione di polizia giudiziaria poche ore dopo l’udienza. La segnalazione è stata inviata per competenza alla procura di Napoli che ora dovrà eseguire gli accertamenti del caso. Qualora venisse accertata la valenza minacciosa di quelle dichiarazioni il fascicolo potrebbe essere trasmesso per competenza alla Procura di Roma, alla quale spetta indagare per le vicende che riguardano i magistrati. Importante sarà ciò che emergerà dal verbale stenotipico redatto durante il processo. Verbale in parte già finito al vaglio degli investigatori. E non è escluso che nelle prossime ore venga richiesta anche l’acquisizione della registrazione audio dell’udienza.
I legali della difesa di Tamarisco, anche loro presenti in aula, sostengono che non ci sia stata nessuna minaccia o tentativo di intimidazione. Tamarisco avrebbe semplicemente provato a sminuire la sua caratura criminale dicendo di non essere un boss del calibro di Alfieri o Galasso. Anche se alcuni passaggi della dichiarazione spontanea sono stati ritenuti incomprensibili dai presenti perché pronunciati in un dialetto strettissimo. Parole che come detto verranno analizzate ai raggi X attraverso le registrazioni audio. Interpretazioni che dovranno essere valutate ora dagli inquirenti chiamati a far piena luce su un episodio dai contorni inquietanti.
L’episodio, se confermato, rappresenterebbe solo l’ultimo atto della lunga serie di minacce o intimidazioni subite da Filippelli nel corso degli anni in cui ha indagato sulla la criminalità organizzata vesuviana. Inchieste che gli sono valse la riconoscenza unanime della società civile ma anche l’odio della camorra. Un sentimento manifestato a più riprese dai boss che ha incastrato con le sue indagini. Come le parole di un padrino del clan Papale che auguro’ qualche anno fa al magistrato di essere vittima di “qualcosa di male”, apostrofandolo con insulti in numerose intercettazioni ambientali in carcere. O come Giovanni Birra, il boss che definì Filippelli “un genio del male”.
Parole, intimidazioni alle quali l’attuale procuratore aggiunto a Torre Annunziata ha risposto sempre sul campo, senza mai indietreggiare di un millimetro. Anzi riaprendo fascicoli dimenticati come quello a carico dei presunti mandanti dell’omicidio di Matilde Sorrentino. Un delitto manifesto della feroce violenza che ancora oggi tiene in scacco Torre Annunziata. Un delitto di cui sarebbe stato protagonista, secondo la Procura, proprio Tamarisco. Il ras della droga che adesso rischia un altro processo per le presunte minacce al pm che con le sue indagini ha messo in ginocchio la camorra all’ombra del Vesuvio.