Ha deciso di tornare a vivere. Di investire in quel sogno che grazie a suo padre era riuscita a realizzare. Lei, giovane donna eppure già simbolo della parte sana di Torre Annunziata. Lei che ha vist...
Ha deciso di tornare a vivere. Di investire in quel sogno che grazie a suo padre era riuscita a realizzare. Lei, giovane donna eppure già simbolo della parte sana di Torre Annunziata. Lei che ha visto morire suo padre davanti ai suoi occhi e ha trovato il coraggio di denunciare i presunti assassini. Lei che ha fatto i nomi delle presunte belve davanti ai giudici senza esitare un istante. «Le vostre mani vili non distruggeranno i miei sogni». Lo dice, lo pensa, lo scrive Maria Adriana Cerrato, la figlia di Maurizio, l’uomo ammazzato da quattro belve all’interno di un parcheggio di via IV Novembre il 19 aprile scorso. Ucciso per aver difeso lei, sua figlia, la luce dei suoi occhi. Ucciso per una banale discussione legata a un posto auto occupato abusivamente dai perenti di un pregiudicato della zona. Maurizio è morto nelle mani di una città violenta che con i suoi silenzi, sinora, ha protetto i presunti assassini, come ha ripetuto ieri anche il Procuratore Nunzio Fragliasso (servizio a pagina 5). O almeno una parte di quella città. Quella di cui non fa parte Maria Adriana. Lei no, lei ci ha messo la faccia e il cuore. Ha fatto quello che doveva fare senza paura, senza farsi condizionare. E oggi vuole provare a ricominciare, a riprendere in mano la sua vita e quel tempo che da oltre un mese si è fermato. Da ieri è tornata al lavoro. E’ tornata a lavorare a quel progetto che ha costruito assieme alla sua famiglia. Una linea di costumi da vendere su internet. Sua madre Tania si occupa del design mentre lei cura i rapporti con i compratori. Alle loro spalle c’è sempre stato Maurizio. E le parole di Maria Adriana, nel giorno della ripartenza, sono parole coraggiose, come sempre. «Dopo le vicissitudini che hanno colpito la mia vita e il mio cuore – scrive Maria Adriana – ho deciso che non è giusto che mani vili possano distruggere anche i miei sogni e quelli di chi ci ha creduto». Da ieri è tornata a lavorare a “Mirame beachwear”. Il suo progetto, il suo sogno. «Da oggi la mia attività riparte. Sicura che possa crescere. Faccio un in bocca al lupo a me stessa, perché adesso sarà tanto più difficile, ma sono sicura che un angelo mi darà la forza di continuare anche davanti alle difficoltà. Giuro alla mia famiglia, a voi e a me stessa che non mi abbatterò mai. Da oggi si riparte». Anche se in realtà Maria Adriana e sua madre non si sono mai fermate. Nemmeno davanti al dolore più forte. Hanno voluto esserci, raccontare la loro verità, le loro emozioni. Hanno voluto dare un contributo prima alle indagini sull’omicidio di Maurizio e poi al percorso di rilancio sociale di Torre Annunziata. Una città che ha bisogno soprattutto di esempi di coraggio e legalità. Di giovani in grado di combattere contro le diseguaglianze, contro la paura. Ha bisogno di uomini e donne come Maria Adriana. Una ragazza che non si è arresa e che oggi vuole tornare e vivere. @riproduzione riservata