Napoli. “Quando comprai Maradona in tanti si scandalizzarono per la cifra pagata. Oggi è una cosa comune sentire di cifre incredibilmente alte per tutti i grandi calciatori e infatti le società sono piene di debiti”. Corrado Ferlaino guarda il calcio da spettatore e fa un’analisi lucida di come è cambiato il pallone soprattutto dal punto di vista economico. Lo fa nell’anno del dolore per la morte di Maradona, e a due giorni dal suo compleanno che quest’anno vedrà 90 candeline sulla torta per un ingegnere, un costruttore di grande successo ma anche l’unico presidente che ha portato il Napoli nel gotha del calcio italiano europeo, con le vittorie di due scudetti e della Coppa Uefa. “Il calcio – racconta Ferlaino all’ANSA – lo seguo sempre, lo amo. L’ho lasciato da molto tempo ma continuo a frequentarlo molto, vedo tutte le patite del Napoli e della nazionale”, racconta all’ANSA, lasciando trapelare la nostalgia per gli anni in cui lo viveva da protagonista. Ma sa anche che il calcio oggi è molto diverso: “Anche quando presi Savoldi nel 1975 per due miliardi venni sommerso dalle critiche, dicevano che fosse un’enormità in una Napoli dove mancavano le scuole, persino le fogne in alcune zone. Oggi è tutto diverso, ci sono spese enormi per i calciatori nei campionati più importanti, soprattutto in Inghilterra, ma anche in Italia, in Spagna. Girano tanti soldi nel calcio da quando c’è stata l’irruzione della tv che trasmette tutte le partite: pagano i network, pagano molto di più gli sponsor ma i prezzi sono troppo alti e lo dimostra la Superlega. Quel progetto nasce dalla disperazione delle società top in Europa che sono tutte piene di debiti, i dirigenti devono trovare il modo di fare soldi, perché gli incassi aumentano ma moltiplicano le spese. All’epoca dell’arrivo di Diego non era così e io colsi solo un’occasione”. Un momento che portò il Napoli, alla fine degli anni ’80, a vincere davvero per la prima volta nella sua storia, svegliando un’entusiasmo mai visto prima. “Ho tanti ricordi di quegli anni – racconta Ferlaino – li ho ancora molto chiari. Se dovessi citarne uno penso alla vittoria della Coppa Uefa nella finale a Stoccarda, nell’89. Ero allo stadio, la partita finì e io dovevo partire poco dopo con un jet privato. Attraversai la città poco dopo la vittoria ed era piena di tifosi in strada con le bandiere del Napoli: erano migliaia di lavoratori meridionali che vivevano in quella regione della Germania che erano scesi a festeggiare, prendendosi la città. Fu un momento speciale, mi emoziona ancora oggi quando ci penso”.
Ma i ricordi sono tanti, compreso ovviamente quello del secondo scudetto del 1990, con la monetina che colpì Alemao: “Avevamo voglia di rivincita, l’anno prima il Milan ci aveva scippato lo scudetto ancora non so come. Lo rivolevamo, facemmo una grande stagione e fu bellissimo anche per la monetina che fece arrabbiare molto i milanisti. Ancora oggi qualcuno è arrabbiato”.
Quello di quest’anno è stato un calcio diverso anche per il covid: “Oggi – dice – giocare in casa o fuori è quasi la stessa cosa. Senza pubblico il campionato è diverso, è falsato dalla malattia. Ma bisogna amarlo comunque e apprezzare i dirigenti federali che sono riusciti a far disputare l’intero campionato nonostante la pandemia. L’ho seguito da casa, sono stato molto protetto, quest’anno ho anche letto molti libri, è stato l’anno in cui ne ho letti di più”.
Ma è stato anche l’anno dell’addio a Maradona: “Sono stato colpito, sorpreso, non pensavo proprio potesse accadere, era tanto più giovane di me. L’ho presa malissimo, come se avessi perso una persona di famiglia anche se non lo sentivo da molto tempo. Penso che Maradona non sia stato difeso abbastanza dalla famiglia e dai procuratori, c’è quella cosa nella sua scomparsa che non è chiara a me e a tanta gente. Napoli non ha mai smesso di amarlo e intitolargli lo stadio è stata la cosa più bella che poteva fare il sindaco di Napoli, mi ha meravigliato la velocità con cui si è fatto”.
E nello stadio Maradona, il Napoli spera di celebrare tra una settimana il ritorno in Champions League: “Voglio gli azzurri in Champions – conclude Ferlaino – e credo ce la faranno. Abbiamo una bella squadra, con Osimhen che è un ottimo giocatore, il Napoli ha scelto bene, ha potuto giocare poco e speriamo che il prossimo anno possa confermare la sua stoffa da bomber. Vediamo che allenatore sceglierà il club”.