Per oltre mezzo secolo è stato il punto di riferimento di intere generazioni. Non c’è un bambino di San Giuseppe Vesuviano che non si sia seduto in platea, nelle poltroncine rosse del Cinema Teatr...
Per oltre mezzo secolo è stato il punto di riferimento di intere generazioni. Non c’è un bambino di San Giuseppe Vesuviano che non si sia seduto in platea, nelle poltroncine rosse del Cinema Teatro Italia. Molti hanno anche calcato il palcoscenico, grazie alla scuola, oppure a qualche associazione, diventando protagonista di recite e spettacoli teatrali che hanno riempito gli anni dal boom economico a oggi. Eppure sul Cinema Teatro Italia di San Giuseppe Vesuviano, una intuizione dei fratelli Archetti, mezzo secolo fa, sembra essere arrivato il momento di calare il sipario. Stavolta definitivamente. Non ci saranno più spettacoli, non una recita di bambini, non ci saranno più proiezioni. Neanche più un appuntamento elettorale, come spesso era capitato negli anni della politica in fermento a San Giuseppe Vesuviano. Il teatro storico di via Ugliani, al numero 2, che insieme all’ormai ex cinema Odeon, era diventato un simbolo della cultura cittadina, sparirà. Sepolto dalle ruspe e da una crisi economica, oltre che al Covid legata alla nascita di multisale e centri commerciali, che non ha lasciato spazio alla storica famiglia di imprenditori che per anni hanno provato a portare avanti la cultura e la tradizione. Al posto del Cinema Teatro Italia nascerà un supermercato, uno dei tanti diffusi sul territorio. I carrelli in fila piuttosto che il vociare degli attori, s’alzeranno le saracinesche dei market più che un sipario di velluto. Con la morte del Cinema Teatro Italia, aperto mezzo secolo fa e più, sparisce l’ultimo simbolo della cultura in città. Le squadre degli operai da giorni stanno lavorando e presto smantelleranno tutto, per far spazio alle corsie e agli scaffali su cui poggiare alimenti e altri oggetti in vendita. E il tutto avviene in uno strano e assordante silenzio che arriva dalle istituzioni e che forse fa più rumore di quanto non lo faccia il rumore di un bobcat in azione. Certo, si tratta di un investimento tra privati. Ma assistere passivi alla cancellazione di un simbolo di San Giuseppe Vesuviano, un presidio di cultura in una città che ha già dovuto rinunciare anche alla biblioteca comunale (i libri sono stipati in uno stanzino della scuola chiusa per l’emergenza crolli), è un colpo al cuore dell’intera comunità. Davanti alle ruspe che a poco a poco porteranno via le lettere dell’insegna storica c’è chi resta inerme, mentre sulle pagine social c’è chi prova a sensibilizzare la comunità. Ma la crisi degli affari legata al Cinema Teatro Italia è ben più profonda di quanto si pensi, è una delle tante strutture ingoiate dal progresso. Dall’assenza di iniziative da mettere in campo e dal proliferare di multisale e centri commerciali che tutt’attorno sono sorti sfollando i territori. E dalla mancanza di aiuti da parte di tutti gli organi competenti: Comune, Regione e Stato. Gli stessi che oggi assistono senza sollevare un dito alla cancellazione dell’ultimo presidio di cultura che aveva provato a restare in piedi.