«Ho perso il mio lavoro, non avevo una casa, non potevo permettermi di pagare un affitto e ho occupato questo centro: non ho distrutto nulla, ho rispettato ogni angolo di questa struttura nel nome di...
«Ho perso il mio lavoro, non avevo una casa, non potevo permettermi di pagare un affitto e ho occupato questo centro: non ho distrutto nulla, ho rispettato ogni angolo di questa struttura nel nome di Matilde, ma vi prego non mi cacciate». Sguardo basso, occhi velati e le mani che gli tremano. Sergio ha 43 anni ma la paura lo trasforma in un bambino indifeso. È lui che vive da quasi un anno nel centro sociale intitolato a Matilde Sorrentino, la mamma uccisa dalla camorra per aver denunciato i pedofili di suo figlio. Il centro fu inaugurato dopo la decisione di creare un centro polivalente che potesse accogliere, in un rione degrado come quello del Penniniello, un punto di aggregazione e riscatto. E all’inizio fu anche così: poi l’emergenza Covid e l’inizio di una pandemia che ha messo in ginocchio tutti e anche le attività sociali che si svolgevano all’interno del centro sono state sospese. La casa di Matilde è rimasta deserta e il locale ideale per l’uomo che ha deciso così di occuparla «non ho forzato nessuna porta – racconta – le grate erano aperte, ci sono passato all’interno ed era stata vandalizzata. Ho occupato uno stanzino dove ho messo un materasso per dormire, il bagno e l’ingresso dove c’era già il tavolo: ci vado solo per dormire e lavarmi, sono tutto il giorno fuori perché sto cercando di arrangiarmi con qualche lavoretto». L’uomo ha perso il lavoro e così anche la sua famiglia «sono solo e non so dove andare, ho commesso una violazione e lo so, ma solo perché non so come fare, non mi cacciate». Implora il Comune e chiede «posso anche andare via da qui ma trovatemi un altro alloggio temporaneo non posso andare a vivere in strada, mi vergogno di dirlo anche ai miei figli». Ieri mattina a recarsi nella struttura anche la consigliera comunale Maria Grazia Sannino che spiega: «L’occupazione è stata semplice – dice – non si evincono segni di effrazione ma solo di passaggio tra le grate che sono a misura d’uomo: grazie alla nota di segnalazione si è riusciti ad ottenere un ulteriore sopralluogo. Sotto il profilo umano e sociale la commissione auspica che il clamore mediatico non abbia spaventato il soggetto occupante che va assistito e aiutato nelle sue difficoltà riflettendo sulle ragioni che in questo caso sono economiche e di abbandono che lo hanno reso disperato e costretto al l’occupazione. Ciò per non snaturare il vero compito affidato alle politiche sociali». Per ora l’uomo quindi resterà temporaneamente nel centro in attesa di un’altra destinazione. Il Comune vuole comunque sgomberare la struttura soprattutto dopo la segnalazione e la denuncia dei consiglieri di minoranza che avevano sollevato il caso ma cerca una soluzione per poter affidare l’uomo o in un centro specializzato, una casa famiglia che possa accoglierlo. Viceversa potrebbe essergli affidato un alloggio temporaneamente delle palazzine popolari. Non è la prima storia di abbandono e di occupazione abusiva in un rione difficile come quello del Penniniello. Un’emergenza abitativa che continua e che diventa sempre di più ingestibile in una città tra le mille emergenze.