Tonino Scala.
Deliceto, Ravello e Nola rispettivamente Foggia, costiera amalfitana e area interna napoletana. Cosa hanno in comune queste tre città? Apparentemente nulla, in realtà tutte queste ridenti cittadine, hanno a che fare con il Natale, al punto che Deliceto è definita la città del Natale. Perché? Le tre realtà, distinte e distanti, si contendono, da sempre, l’essere il luogo in cui Sant’Alfonso Maria dei Liguori scrisse il canto dei canti del Natale, quello che tutti conosciamo, quello che tutti, sin da bambini, intoniamo: Tu scendi dalle stelle. Deliceto, Delecìte in dialetto dauno, è uno splendido borgo dei Monti Dauni di tremila abitanti in provincia di Foggia. Qui, secondo i cittadini del luogo, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore dei Redentoristi, che visse nel Convento della Consolazione di Deliceto per tre anni, dal 1744 al 1747, con il proprio discepolo San Gerardo Maiella scrisse il famoso canto durante la sua permanenza. Secondo i racconti del tempo a ispirare a Sant’Alfonso quella nenia divenuta famosa in tutto il mondo fu proprio il paesaggio imbiancato di neve del subappennino dauno. Il 3 gennaio di quest’anno in un interessante convegno gli storici di Deliceto provarono a confutare la propria tesi. A Nola invece, nel centro storico, dove ballano i gigli di San Paolino, al civico n. 14 di corso Tommaso Vitale una targa del 2010 ricorda che nel dicembre del 1954 in quella casa Sant’Alfonso fu scritta “Tu scendi dalle stelle”. A confutare tale tesi lo storico Oreste Gregorio sostiene che San’Alfonso si era recato a Nola per un ciclo di predicazioni nel 1954 e il canto fu composto in quell’anno nella casa di don Michele Zambaldelli. Ad una sua richiesta di ricopiarlo per iniziarne la divulgazione Sant’Alfonso rispose che non poteva darglielo finchè non fosse stato riscritto per bene nella versione definitiva. Ma tanto era piaciuto a don Michele che, trovato il testo sul tavolo, lo prese segretamente. Quando alla sera, durante le prove in chiesa, Sant’Alfonso de’ Liguori, che avena una “conoscenza interiore”, intonò il nuovo canto, ad un certo punto non ricordando più alcuni versi, mandò un chierichetto da don Michele a farsi dare la copia che furtivamente aveva sottratto, lasciandolo così confuso e dispiaciuto. Da quel che si legge sulla targa nel centro storico di Nola, il canto fu eseguito, per la prima volta, la notte di Natale del 1754. Tu scendi dalle Stelle, detta anche “pastorale” per la sua melodia legata principalmente al suono della zampogna dei pastori abruzzesi durante la transumanza, nel corso degli anni ha subito diversi arrangiamenti. Solitamente si cantano solo le prime due strofe, in realtà “Tu scendi dalle Stelle” è composta da ben sette strofe. Un testo scritto con parole semplici che raccoglie insieme tre tradizioni: il racconto della storia della nascita di Gesù, molta pietà, tenerezza e devozione popolare a questo bambino, e infine la teologia che ci spiega che questo bambino è nato in vista della propria morte in croce per noi e per la nostra salvezza e ci fa capire che questo bambino non è stato così tanto amato come lui invece ci ha amato. E che c’entra Ravello? “Tu Scendi dalla Stelle” in realtà deriva dal meno noto canto sacro “Quanno nascette Ninno” scritto a Santa Maria dei Monti a Scala, dove l’instancabile Don Alfonso, nel 1731, ridotto allo stremo delle forze, fu sollecitato dai suoi superiori a prendersi un periodo di riposo. Qui, stando a contatto con pecore e pastori in un’atmosfera idilliaca, compose il celebre testo e non fu un caso che lo scrisse in dialetto napoletano. Lo fece proprio per quegli incolti fedeli, affinché anche loro potessero comprenderne il significato, d’altra parte il prete abituato al contatto con i poveri, ne conosceva anche i limiti. Solo successivamente, Sant’Alfonso compose poi “Tu scendi dalle stelle”, come versione in lingua italiana della prima ed originale composizione in dialetto. Il brano si compone di ben ventisette strofe, in realtà pare che nel corso dei secoli ci siano stati diversi cambiamenti apportati alla versione originale. Si tratta di un emozionante racconto sulla nascita del bambino Gesù; in Italiano il titolo si traduce con “Quando nacque il bambino” che in napoletano è semplicemente il “ninno”, derivante, a seconda delle interpretazioni, dalla parola greca neanìas, piuttosto che dallo spagnolo niño. Fu scritto in lingua napoletana. E fu una grande novità per l’epoca: il primo testo di un canto religioso, scritto in lingua partenopea. In origine, il canto si chiamava “Per la nascita di Gesù”, così fu pubblicato nel 1816. Ma la storia non finisce qui a Terlizzi dicono che Tu Scendi dalle stelle sia addirittura un plagio, derivi da un canto pastorale, una canzone popolare cantata dai pastori abruzzesi e molisani, si chiamava la Pastorella. La verità? Non sono uno storico e prendo in prestito le parole di Giuseppe Verdi che nella notte del 24 dicembre del 1890 trovandosi nella cappella di Palazzo Doria a Genova ad ascoltare “Tu scendi dalle stelle”, si complimentò con il coro dei ragazzi «per aver eseguito con buona intonazione quella tradizionale canzone sacra, senza la quale Natale non sarebbe Natale».