In Italia si è ormai rotto quello che gli esperti hanno definito “l’argine” della pandemia, ossia il valore soglia del 3% che indica il rapporto fra casi positivi e tamponi fatti. Lo ha detto il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus: Dati e analisi scientifiche”. Il superamento di questo valore spiega l’impennata dei casi che si è registrata il 7 ottobre. Oggi i casi sono aumentati oltrepassando la soglia dei 4.400 con 120mila tamponi effettuati. Calcolare il valore-argine del 3% era stato nella scorsa primavera lo scrittore e ingegnere Thomas Pueyo in un articolo diventato virale e da allora questa soglia ha trovato un grande consenso anche nel mondo scientifico. “E’ un valore che indica che l’obiettivo è fare tanti tamponi e trovare pochi positivi”, osserva Sestili. In agosto il rapporto fra casi positivi e test era appena superiore a 1, ha proseguito il fisico, ma adesso siamo oltre il 4%: “questo significa che si è rotto l’argine e che ormai ci perdiamo moltissimi casi”. E’ un valore superiore alla soglia, ma inferiore a quello riscontrato per esempio nell’aprile 2020, quando il rapporto fra casi testati e tamponi era di circa il 10%. In generale, prosegue l’esperto, si può dire che finché il rapporto è basso, i casi testati sono quasi tutti quelli reali, come è accaduto in estate. Se invece il rapporto sale i casi cominciano a sfuggire: i test non riescono a raggiungerli tutti e quelli che sfuggono continuano a diffondere l’infezione. Il superamento del valore soglia del 3%, conclude, “giustifica il salto in alto di ieri: nel momento in cui si è rotto l’argine dobbiamo aspettarci un aumento dei casi, il cui numero continuerà probabilmente a crescere nelle prossime settimane”.
CRONACA
8 ottobre 2020
Covid: Sestili, rotto l’argine del 3% tra positivi e tamponi