Un virus, che potrebbe rispondere al ‘salto di specie’ come il Sars-CoV-2, entra tra le principali minacce alla sopravvivenza dei cetacei, di specie come il capodoglio (già considerato in pericolo di estinzione). Questo in sintesi il contenuto di un nuovo rapporto di Greenpeace sulle principali cause di spiaggiamento dei cetacei lungo le coste italiane commissionato ai veterinari del dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione dell’università di Padova, e lanciato oggi nella Giornata mondiale per la conservazione della natura. Il virus tra l’altro, che è quello del morbillo dei cetacei, “preoccupa i veterinari”, soprattutto perché “associato ad altri stress ambientali”; inoltre l’allarme è legato alla verifica per questo virus, dell’effetto “spillover, ovvero il ‘salto di specie’, arrivando fino a specie anche lontane come lontre di fiume e foche”.
Dopo gravi epidemie di stenelle tra il 1990 e il 2008, il morbillo dei cetacei sembra adesso riemergere tra diverse specie di cetacei. Cinque dei sei capodogli analizzati spiaggiati nell’estate 2019 sono risultati positivi al virus. “In Italia lo sforzo degli Istituti zooprofilattici sperimentali e degli enti di ricerca per raccogliere dati – dichiara Sandro Mazzariol dell’università di Padova – è enorme ma la rete nazionale istituita nel 2015 va resa operativa al più presto in modo da garantire una raccolta dati omogenea”. “Non possiamo permettere che attività illegali e il degrado ambientale causato dall’uomo, a partire dall’inquinamento da plastica – osserva Giorgia Monti, campagna Mare di Greenpeace – facciano scomparire questi animali dai nostri mari. La vulnerabilità dei cetacei a un virus dipende anche dallo stress causato da un ambiente malato, l’uomo è quindi complice di questa epidemia”. Greenpeace e Istituto Tethys hanno inviato una lettera alla ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova per chiedere maggiori controlli e sanzioni per fermare l’uso delle spadare.