Vincenzo Di Martino, figlio del padrino della camorra di Gragnano Leonardo ‘o lione, avrebbe avvicinato l’imprenditore che ha denunciato il clan per chiedergli di cambiare avvocato pochi giorni pr...
Vincenzo Di Martino, figlio del padrino della camorra di Gragnano Leonardo ‘o lione, avrebbe avvicinato l’imprenditore che ha denunciato il clan per chiedergli di cambiare avvocato pochi giorni prima del processo che vede imputato, tra gli altri, suo fratello Michele. Il tutto, sostiene la vittima, per provare ad alleggerire il peso delle accuse al centro del processo.
E’ il retroscena inedito venuto fuori dalla prima udienza del procedimento per estorsione aggravata dal metodo mafioso che vede alla sbarra uno dei rampolli della dinastia criminale specializzata in racket e spaccio di droga. Ieri mattina, davanti ai giudici del tribunale di Torre Annunziata si è celebrata la prima udienza del procedimento innescato dall’inchiesta dell’Antimafia su una presunta estorsione commessa ai danni di una concessionaria di auto di Gragnano. E’ stato ascoltato un maresciallo dei carabinieri che ha partecipato alle indagini culminate, a metà gennaio, nell’arresto di Michele Di Martino, Alessandro De Rosa e Francesco Cerchia: tutti oggi imputati. Di Martino venne arrestato in municipio, a Gragnano, il 15 gennaio scorso, pochi minuti dopo il suo matrimonio.
L’investigatore, incalzato dalle domande del sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta, il pm che indaga sugli affari della criminalità stabiese, ha ricostruito nei dettagli l’esito delle attività svolte. Dalla denuncia presentata dalla vittima fino all’analisi dettagliata delle telecamere di videosorveglianza del sistema comunale piazzate a pochi passi dall’attività commerciale. E ancora, l’auto dal valore di 39.000 euro prelevata – a titolo estorsivo, secondo la Dda – dalla concessionaria per destinarla ad Antonio Di Martino, l’altro figlio del boss, latitante da oltre un anno. La vettura venne poi restituita poche ore dopo. Elementi e prove già emerse nel corso delle indagini e contenute nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita a carico dei tre imputati. Ma nel corso del contro-esame il maresciallo, rispondendo alle domande dell’avvocato Antonio De Martino – difensore di Michele Di Martino – ha svelato l’esistenza di una nuova denuncia, depositata pochissimi giorni fa, il 3 giugno, per fatti avvenuti il 25, 26 e 27 maggio, pochi giorni prima dell’udienza del processo, fissata la settimana scorsa e poi rinviata a ieri per motivi tecnici.
L’imprenditore vittima dell’estorsione ha raccontato ai carabinieri di essere stato avvicinato da Vincenzo Di Martino, il figlio del boss.
«A fine maggio l’imprenditore ha fatto un’integrazione di denuncia affermando di essere stato avvicinato da Vincenzo Di Martino, fratello del boss latitante Antonio. Di Martino, secondo la denuncia, avrebbe detto alla vittima di cambiare avvocato in vista di questo processo», il succo della ricostruzione resa in aula dal militare dell’Arma in merito alla questione. Di Martino, l’imprenditore e l’avvocato – come riportato nell’annotazione – si sarebbero incontrati e in quella sede, sempre secondo la denuncia, alla vittima sarebbe stato intimato di formulare dichiarazioni “compiacenti” per alleggerire la posizione di Michele Di Martino.
L’avvocato in questione, va chiarito, non fa parte dell’attuale collegio difensivo, tanto che gli stessi avvocati degli imputati, difesi da Antonio De Martino e Francescopaolo De Rosa, sono rimasti allibiti dalla notizia, chiedendo una sospensione temporanea del processo per analizzare con attenzione gli atti. Un particolare che rischia di assumere contorni inquietanti. Sebbene quell’atto non sia stato formalmente depositato nel fascicolo del processo è anche vero, come affermato dal carabiniere, che la vittima della presunta estorsione avrebbe pensato di ritrattare quella denuncia dopo essere stato avvicinato, qualche giorno dopo la presunta estorsione, da alcuni soggetti vicini alla cosca.
Il collegio difensivo ha comunque provato a dimostrare, nel contro esame, la presunta assenza di elementi a riscontro dei sospetti degli inquirenti. Nella prossima udienza, fissata tra qualche giorno, verranno ascoltati altri quattro investigatori.