Conto alla rovescia in attesa di vedere i primi effetti del lockdown del 22 marzo scorso sull’andamento dell’epidemia di Covid-19 in Italia. Dal 22 marzo sono infatti passati 24 giorni, il tempo che in media trascorre dal momento dell’infezione fino al decesso, ed è per questo che i dati dei prossimi giorni potranno dire molto a proposito del funzionamento delle misure restrittive. Nel frattempo, però, i dati continuano a essere stabili. “Abbiamo ancora un plateau, pur con qualche leggero segnale di miglioramento, ha detto il vicedirettore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e membro del Comitato tecnico scientifico Ranieri Guerra.
“E’ una situazione che merita attenzione”, ha aggiunto nella conferenza stampa della Protezione civile. I nuovi casi continuano a salire e hanno registrato un aumento di 1.127 in 24 ore contro i 675 del giorno precedente; sale ancora con un ritmo costante anche il numero dei decessi, con 602 in 24 ore contro i 578 del giorno precedente. “Sono dati simili a quelli dei giorni precedenti”, ha osservato il fisico Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma. “Continuiamo a vedere anche una decrescita di circa il 3% al giorno dei ricoveri nelle unità di terapia intensiva – ha aggiunto – e questo vuol dire che la pressione sul sistema sanitario sta diminuendo, ma è anche possibile che questo dato venga compensato dal fatto che si stiano ospedalizzando persone con sintomi meno gravi”.
E’ difficile avere un quadro completo della situazione, ha aggiunto, “perché ci sono informazioni che vorremmo avere e che non ci sono”. Per esempio, ha spiegato, “una cosa fondamentale nello studio di un’epidemia è che si capisca dove una persona è stata contagiata, con chi è entrata a contatto e quali luoghi abbia frequentato”: è importante, per esempio, scoprire che alcuni contagi sono avvenuti in una persona che lavora a contatto con il pubblico. “Avere persone che diventano contagiose senza capire come è accaduto è molto pericoloso perché – ha osservato Parisi – questo significherebbe che la situazione è fuori controllo.
E’ invece cruciale capire se i contagiati fanno parte di una categoria a rischio oppure se chi ha l’infezione è andato solo a fare la spesa”. Difficile anche interpretare il dato sui decessi in Lombardia, che è diminuito molto più che ne resto d’Italia. “Soprattutto nel momento in cui si va verso la fase 2 sarebbe utile cercare di avere una maggiore pubblicità sui dati: capisco – ha detto Parisi – che è faticoso rendere i dati pubblici e che non è la priorità in una situazione di un’emergenza assoluta, ma più l’emergenza diventa meno forte, più è necessario avere un maggior numero di informazioni. Quanto alla riapertura, in generale non ha senso discutere sulle date, ma bisogna decidere dei criteri sanitari e partire quando saranno raggiunti”.
Nel frattempo si guarda ai prossimi giorni, al massimo al fine settimana, in attesa di un calo nei decessi, ha osservato il fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”. Dovrebbero ridursi i numeri dei decessi, che “sono ormai costanti da due-tre settimane”. Così come in alcune regioni da settimane la curva epidemica è orizzontale e dove risulta vicino a 1 il tasso di contagiosità, ossia il valore indicato con la lettera R e che corrisponde al numero di persone che possono essere contagiate da un individuo con un’infezione, “ma non sappiamo ancora se questo valore sia superiore o inferiore a 1”.