Compiti e lezioni via chat«Noi prof non ci fermiamo» L’emergenza coronavirus non ferma la scuola. Certo, gli istituti di ogni ordine e grado, comprese le università, sono chiusi e lo resteranno ancora per un bel po’. Verosimilmente, ben oltre la “scadenza” fissata al 3 aprile prossimo dal decreto del governo, che dovrebbe essere prorogato “sine die”. Ma intanto ovviamente milioni di alunni, dalla scuola dell’infanzia alle superiori e all’università, non possono essere abbandonati a se’ stessi. Soprattutto quelli della scuola dell’obbligo.
Ed è per questo che ormai già da qualche settimana, passata la prima fase di “choc” e compreso che la fase di emergenza potrebbe durare ancora molte settimane, è partita a pieno regime la cosiddetta didattica a distanza. Che, tradotto in parole povere, significa compiti assegnati via chat, lezioni attraverso audio e video e interrogazioni in teleconferenza via Skype o piattaforme simili.Tiziana Esposito, docente di italiano e latino del Liceo “Francesco Severi” di Castellammare di Stabia, una delle scuole del territorio protagoniste anche del progetto Metropolis Young, racconta questa esperienza.
«Al Severi – spiega la docente – così come in tutte le altre scuole, sin dall’inizio dell’emergenza abbiamo avuto la possibilità di avviare la didattica a distanza, che è poi stata ampliata con il perdurare della chiusura delle scuole. Dal primo giorno noi docenti abbiamo provveduto alla continuità didattica, assegnando i compiti e ricevendo gli elaborati svolti attraverso l’apposita piattaforma, quella del registro elettronico, per intenderci.
Per quanto riguarda le lezioni, noi docenti stiamo seguendo il normale orario di servizio, come se fossimo in classe: all’inizio raggiungevamo gli alunni attraverso videolezioni caricate su youtube o audio diffusi nei gruppi whatsapp. Abbiamo dovuto attendere dal ministero il via libera all’utilizzo di una piattaforma unica per tutti, riconosciuta dal Miur, che da qualche giorno ha resto tutto ancora più semplice. Il prossimo passo, per noi del Liceo Severi, e penso che nel giro di qualche giorno ci arriveremo tranquillamente, è quella di attivare una piattaforma unica che ricomprenda tutto il consiglio di classe, in modo da dare una parvenza di normalità a una situazione che, ovviamente, normale non è affatto».
La cosa più difficile da superare, nonostante gli strumenti tecnologico a disposizione, resta la distanza. «Quello che manca è il contatto diretto con gli alunni – sottolinea la professoressa Esposito – non nego che dopo tanti giorni rivedere i miei alunni, le mie classi, quest’anno delle terze, ne contano 27 – con la faccia sul computer, mi ha fatto emozionare, ma non è la stessa cosa di vederli e parlarci in carne e ossa. Quello che notavo, sebbene a distanza, è che in questa situazione tendono ancora di più a tenere ben nascoste le loro emozioni, le loro paure, quella che è la loro preoccupazione per l’epidemia. Tuttavia è importante che le tirino fuori, almeno tra di loro, e sotto questo aspetto, per mantenere i loro contatti, i social sono fondamentali».
Tuttavia, se la situazione dovesse rimanere tale ancora a lungo, si renderebbero necessari ulteriori provvedimenti anche per quanto riguarda la didattica. Anche perchè tra pochi mesi ci sono gli esami di stato: «Se si dovesse stabilizzare la situazione e l’attività dovesse riprendere in tempo utile, si potrebbe valutare l’ipotesi di commissioni d’esame con soli membri interni, come accaduto all’epoca del terremoto del 1980. Intanto, fino al 3 aprile, noi abbiamo disposizioni dal Miur di continuare l’attività a distanza, ma di non valutare gli alunni. Se dovesse protrarsi lo stop, seguiranno sicuramente indicazioni diverse anche sotto questo aspetto. La speranza ovviamente è che non ce ne sia bisogno e al più presto si possa tornare alla normalità.