Il coronavirus ha bloccato tutto il mondo dello sport. La domenica appena andata in archivio è stata la prima senza alcuna gara di calcio in programma. Una sospensione giusta, vista l’emergenza legata alla diffusione del virus che ha già fatto migliaia di morti in Italia. Una sospensione che, però, ha creato anche non pochi problemi economici. Non solo alle aziende, hotel ristoranti e altre attività o a tantissimi operai o operatori dei settori appena menzionati, ma anche nel mondo del calcio. A pagare maggiormente dazio sono i calciatori dilettanti che, a differenza dei colleghi professionisti, non sono tutelati da nessun contratto, con le entrate date dai rimborsi spese delle società che si sono praticamente azzerati, visto che sono state sospese le gare e anche gli allenamenti. Ecco perché tantissimi calciatori del mondo dilettantistico italiano, negli ultimi giorni, hanno rivolto un appello al Governo, chiedendo che lo Stato si occupi anche di loro nei decreti che cercheranno di rendere meno duri i danni dati dal coronavirus.
Uno dei primi a commentare l’emergenza coronavirus è stato Domenico Maggio, attaccante del Nola: “Ad essere sincero, all’inizio di questa situazione ci scherzavo anche su, ma poi man mano la situazione è diventata molto delicata. In questo momento è giusto restare a casa, ascoltare le persone che ne sanno più di noi e spero solo che tutto ciò sarà solo un brutto sogno. Per quanto riguarda la sospensione del campionato siamo d’accordo con le scelta, ma ho letto che le società non sono obbligate a pagarci. Spero solo che tutte le società e tutti i presidenti siano vicini ai propri calciatori e tesserati, perché la maggior parte dei calciatori vive di calcio. Questo stipendio per noi è troppo importante, perché cresciamo i nostri figli e riusciamo a far vivere le nostre famiglie. Sono sicuro che tutti i presidenti, insieme alla lega, non ci lasceranno soli, lo spero con il cuore”.
“La nostra è una società che non ci ha mai lasciati soli e siamo sicuri che non lo farà nemmeno in questa circostanza”. Fiducia, stima e positività sono le sensazioni che trapelano dallo spogliatoio del Sorrento, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto economico. “Viviamo nell’incertezza – spiega Alfonso Gargiulo – dobbiamo fidarci delle indicazioni del governo e della nostra società che sono sicuro non ci farà mancare nulla”. “Ci è stato fornito un programma di allenamento da eseguire a casa – prosegue Costantino – sono tranquillo perché siamo seguiti da persone serie e di cuore”. “Questo stop ci penalizza ed è fondamentale, in questo momento, continuare a lavorare per non perdere la forma fisica – aggiunge anche Bonanno. “Speriamo che quest’incubo finisca il prima possibile – sono le parole di papà Herrera che prova a celare la preoccupazione agli occhi delle sue bambine – cerco di distrarle il più possibile da questa brutta realtà”.
Emblematico il commento di Emanuele Murolo, attaccante dell’Afragolese ed ex Portici ed Ercolanese: “A prescindere dall aspetto economico, qui si parla di salute ed è stato giusto fermare tutto, perché non si può rischiare la salute. Credo, però, che la questione stipendi non è da non sottovalutare. Purtroppo noi dilettanti non siamo tutelati economicamente”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’esterno offensivo Vincenzo Di Ruocco, originario di Castellammare di Stabia e ora in forza all’Alfaterna dopo una prima parte di stagione con la maglia del Real Poggiomarino: “Per noi è un lavoro e quindi in questo momento è davvero dura.
Dobbiamo restare giustamente a casa, sperando per il bene di tutti che questo momento passi in fretta. In caso contrario, per noi che viviamo di calcio, diventa davvero critica la situazione”. Ancor più duro Domenico Scibilia della Puteolana: “Abbiamo zero tutele. Se finisse tutto ora i presidenti non ci pagherebbero gli altri 4-5 rimborsi che devono ai tesserati. Il discorso è molto più ampio di quello che si pensa, quindi secondo il mio umile parere dobbiamo aspettare il 3 aprile e poi si vedrà”.
Controcorrente, invece, il commento di Samuele Romeo, ex difensore della Juve Stabia e ora in forza alla Nuorese nell’Eccellenza sarda: “E’ stato giusto bloccare tutto, negli occhi di tante persone ho visto la paura.
In momenti come questo mi sento di dire che bisogna pregare, perchè senza la Potenza di Dio la terra sarà sempre turbolenta.
A livello economico devo dire che non ci sono differenze tra i calciatori professionisti e quelli dilettanti. Ho giocato per tanti anni anche nelle serie superiori e non ci sono differenze. Una cosa che mi sento di dire è di lasciare per una volta il business dei soldi e che si pensi soltanto alla tutela di ogni essere umano nel mondo, che sia calciatore, operaio o altro. Infine, dobbiamo rendere onore ai medici e agli infermieri che rischiano più di noi. Dobbiamo essere riconoscenti verso queste persone e seguire le loro direttive”.