Le chiusure dei negozi cinesi sono iniziate nei giorni scorsi. Prima uno, poi qualcuno in più. Negli ultimi giorni le serrate sono state collettive e una serie di cartelli hanno iniziato ad apparire sulle serrande chiuse. “Si avvisa la clientela che il presente esercizio commerciale, pur in assenza di una specifica adozione di provvedimenti in tal senso da parte delle autorità competenti, resterà chiuso per i prossimi giorni al fine di procedere alla disinfestazione e alla pulizia di tutti i locali” è il testo di un messaggio, in fotocopia, apparso sulle saracinesche chiuse dei market cinesi. “Inoltre si comunica che il nostro personale è immune da ogni malattia e né tanto meno nei mesi scorsi si è recato in Cina nelle zone interessate dal corona virus, così come non è mai entrato in contatto con persone proveniente da tali zone, essendo rimasto sempre a Napoli” le parole che suonano quasi come una giustificazione da parte dei commercianti cinesi. “Pertanto nel comunicare la nostra solidarietà alla popolazione napoletana che ci ha accolto al nostro arrivo, dimostrandoci sempre grande affetto e vicinanza, si comunica che si procede a tali lavori solo a scopo precauzionale, al fine di garantire la clientela sotto ogni profilo igienico sanitario” l’ultimo appello dei commercianti orientali che in Italia e soprattutto in tanti comuni della provincia di Napoli hanno trovato fortuna.A chiarire che si tratta solo di una chiusura temporanea sono stati i Verdi con una nota: “Niente panico, è solo precauzione, vogliono lanciare un segnale.” Sul territorio campano sembrano che diverse attività commerciali gestite dalla comunità cinese abbiano abbassato le serrande. Molti negozi cinesi hanno cominciato a chiudere esponendo un avviso che recita.” Si avvisa la gentile clientela per la situazione attuale abbiamo deciso di sospendere l’attività dal 27/02 al 15/03. Si ringrazia in anticipo per la comprensione.”. Tale situazione ha cominciato a diffondere il panico, peraltro già esistente, tra la popolazione preoccupata per il contagio da Coronavirus, chiedendosi i motivi di tale scelta.A dare l’allarme, è stata la consigliera comunale uscente di Casalnuovo Anna Giannattasio, avendo notato nel suo comune diversi negozi cinesi chiusi che esponevano il cartello sopra citato, che dopo aver avvertito il Consigliere Regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ha cercato di venire a capo della situazione.Dopo Casalnuovo è toccato ad altre zone del napoletano vedere le serrande dei cinesi calarsi, come ad esempio nel quartiere di Pianura, dove una cittadina ha segnalato sempre al Consigliere Borrelli un’attività che esponeva l’avviso di chiusura in via Montagna spaccata.A dare spiegazioni esaurienti è stato un avviso esposto da un negozio gestito sempre da cinesi a Pomigliano D’Arco, stavolta il cartello dava molte più informazioni:” «Gentile clientela, con la decisione della comunità cinese in Campania, abbiamo deciso di restare chiusi per due settimane, dal sperare di non causare panico e disagio. Non siamo ammalati, non stiamo scappando e soprattutto non stiamo chiudendo la nostra attività. L’Italia è la nostra seconda casa, la nostra famiglia e la nostra carriera hanno istaurato radici qui. Ci siamo innamorati di questa terra, quindi per la salute di tutti e dei nostri cari dovremmo attuare delle misure di sicurezza. E in questa situazione critica che tutti dovrebbero prestare maggiore attenzione per evitare il contatto con gli estranei, evitando raduni o feste di gruppo, bisognerebbe usare l’igienizzante e indossare sempre la mascherina per la propria incolumità e quella degli altri. Siamo sempre a vostra disposizione».“La comunità cinese ha voluto prendere delle precauzioni di sicurezza e allo stesso tempo lanciare un segnale. Non bisogna farsi prendere dal panico e dall’isteria ma occorrono buon senso e prevenzione, così si contrasta questa emergenza sanitaria e si evita il panico e la psicosi” ha commentato il Consigliere Borrelli, membro della Commissione Sanità.
CRONACA
29 febbraio 2020
L’autoisolamento dei negozianti cinesi: «Sanifichiamo i locali»