Forse una raffica di forte vento o l’aver voluto evitare qualcosa una delle cause dell’incidente costato la vita a Marta Naddei, giornalista salernitana di 33 anni, deceduta dopo ore di agonia nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno. Nel nosocomio di via San Leonardo c’era arrivata già in gravissime condizioni intorno alle 3,45 della notte tra ieri e venerdì. Stava ritornando a casa, presso la zona orientale, quando in via Lungomare Marconi- altezza dello stabilimento balneare Scoglio 24- il suo mezzo a due ruote ha sbandato ed ha finito la sua corsa contro un marciapiede scaraventando sull’asfalto la sfortunata 33enne, sbalzata per qualche metro, che ha battuto violentemente la testa. Sono stati alcuni automobilisti ad allertare i soccorsi che, giunti sul posto, hanno provveduto a trasferirla al Ruggi in condizioni disperate. Era in coma. Sottoposta a intervento chirurgico, Marta Naddei è stata poi ricoverata in rianimazione dove, dopo 11 ore, il suo cuore ha smesso di battere. Il suo corpo è stato trasferito presso l’obitorio del nosocomio (a disposizione dell’autorità giudiziaria) dove c’è stato un via vai di familiari, amici e colleghi tutti sconvolti per l’accaduto. Sulla dinamica del drammatico sinistro indagano i carabinieri della Stazione di Mercatello.
Naddei collaborava con i giornali « Le Cronache» e « L’Ora di Cronache», del quale figurava tra i fondatori. Insieme al collega Andrea Pellegrino ha scritto il libro « Il sistema Salerno – La cupola del potere tra politica e imprenditoria». Sconvolto anche il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli: «Era una giovane giornalista di grande valore, scrupolosa e tenace nella ricerca di notizie e nel racconto documentato dei fatti. Quanto ci mancheranno la sua quotidiana presenza a Palazzo di Città, le sue domande argute, i suoi articoli coraggiosi. Addio Marta, la tua giovane vita è stata un dono meraviglioso per la nostra comunità». Per Marta si è espresso anche il Sucg, sindacato giornalisti Campania: «Il suo sguardo luminoso non lo dimenticheremo»