Il cosiddetto Dna ‘spazzatura’ può celare pericolose mutazioni che contribuiscono allo sviluppo dei tumori. Lo hanno scoperto i ricercatori di Ceinge-Biotecnologie avanzate di Napoli, grazie a sofisticate tecniche di sequenziamento genetico applicate a uno dei tumori del sistema nervoso più aggressivi e diffusi tra i bambini, il neuroblastoma. I risultati, pubblicati sulla rivista Cancer Research, dimostrano che il Dna ‘spazzatura’ (Junk Dna, cioè quello che non contiene le istruzioni per produrre proteine) è tutt’altro che inutile, anzi potrebbe perfino custodire le radici di quei tumori di cui ancora non si sono scoperte le cause genetiche. Lo studio è stato condotto dal gruppo di Mario Capasso e Achille Iolascon, rispettivamente professore associato e ordinario di Genetica Medica dell’Università di Napoli Federico II, grazie al sostegno di Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro (Airc), Associazione Oncologia Pediatrica e Neuroblastoma (Open) e Fondazione Italiana per la Lotta al Neuroblastoma. Proprio questo tumore del sistema nervoso periferico è stato esaminato in 151 pazienti: il loro Dna è stato ‘letto’ per intero grazie a metodiche di sequenziamento di ultima generazione (Next Generation Sequencing). Usando poi un nuovo metodo di analisi bioinformatica (sviluppato dal dottorando Vito Alessandro Lasorsa) e i dati pubblici del progetto Encode, i ricercatori sono riusciti a classificare le mutazioni trovate nel Dna ‘spazzatura’ in base al loro contesto genomico.
CRONACA
9 dicembre 2019
Nel Dna ‘spazzatura’ si nascondono mutazioni legate a tumori