CASERTA – “Questo parco deve diventare il parco più bello del mondo. Vorrei riuscire a farlo ritornare la magia di un tempo e che oggi soffre tanto perchè richiede interventi strutturali”. E’ il sogno nel cassetto di Teresa Maffei, alla guida della Reggia di Caserta da poco più di due mesi. La direttrice del capolavoro progettato da Luigi Vanvitelli ha un compito non facile ma dimostra di avere le idee chiare. Architetto, esperta di restauro, paesaggio e tutela del patrimonio, è presidente del Comitato italiano di Icom, l’ International Council Museum. Nelle scorse settimane è stata a Kyoto per la Conferenza generale, un appuntamento che le ha dato l’ occasione di incontrare i responsabilidei musei cinesi per avviare un programma triennale di scambi e concordare la messa a punto della grande mostra dedicata all’ Esercito di Terracotta in programma nella Reggia da maggio a ottobre 2020.
Manutenzione e personale sono le sue priorità per la gestione del Palazzo Reale. “Bisogna ancora lavorare molto – spiega la direttrice – per far sì che il mantenimento e la cura di questo spazio rientri nelle procedure e nel modo di fare gli appalti. Non si possono fare più appalti-spot di sei mesi in sei mesi. Serve un ragionamento a più lungo termine”. Maffei deve gestire un pacchetto notevole di interventi, per i quali sta firmando i contratti, “che tra l’ altro possono anche interferire con i percorsi museali”: 14 milioni per il restauro di parti di alcune sale, dei tetti e per ristrutturare con nuove funzioni una parte dell’ ala che dà sul parco. Due milioni e mezzo per i giardini. Altri sette milioni di euro sono stati ottenuti per la messa in sicurezza del parco con sistemi sofisticati che saranno legati anche all’ accesso del pubblico.
“In tutto abbiamo 40 milioni più sette da spendere subito, dobbiamo correre non solo per i tempi di legge – fa notare – ma per portare a casa un messaggio effettivo. Deve diventare l’ occasione perché ci siano cantieri aperti e attività. Non si può chiudere parte del museo e del complesso per i lavori ma deve essere oggetto di una valorizzazione”. Un altro grande tema è “il lavoro dietro le quinte di organizzazione di un museo di prima fascia dal punto di vista del personale”. “Questo è un contenitore enorme – osserva Maffei -. Il problema non è tanto il numero dei dipendenti. E’ vero, su 221 persone assegnate ne abbiamo 185 con pensionamenti che vanno avanti. La vera questione è l’ aggiornamento, un modo di lavorare di squadra. Ho trovato un personale a volte poco motivato e poco museale. Un museo ha invece bisogno di avere un rapporto diverso con il pubblico, deve sapere che cosa vuol dire accoglienza”. Per la direttrice della Reggia le strutture devono mettersi al passo con i tempi. “Noi scontiamo un ritardo di venti anni – dice – un po’ perché si è investito poco, un po’ anche forse per il modo in cui il museo a volte è stato visto dallo Stato o dell’ amministrazione pubblica. Un luogo inteso non per le comunità, al servizio della società ma solo per la sua funzione di tutela. E’ bello, invece, vedere le persone che vivono l’ esperienza culturale con continuità”. Quanto al passaggio di consegne ai Beni Culturali, Maffei ritiene che un museo, come tutte le infrastrutturali culturali, non dovrebbe essere influenzato dal cambio di un ministro.
“La grande riforma – dice – è stata fatta proprio da Franceschini con una ottica Icom che mi vede totalmente d’accordo. Serve più coraggio per un’ autonomia dal punto di vista del personale, soprattutto nel reclutamento. Io, ad esempio, ho bisogno di un botanico che capisca anche di impianti. Succede che abbiamo egittologi in musei dove non devono stare. C’ è un problema di personale altamente specialistico e la possibilità di reclutarlo in modo autonomo e non secondo bandi complessivi”. La direttrice ribadisce che interventi di restauro e personale formato sono fondamentali per restituire alla Reggia il suo ruolo di primo piano. “Voglio fare in modo – conclude – che della Reggia si percepiscano le qualità in tutti gli aspetti. A me interessa che chi entra qui viva la magia e abbia una idea di che cosa significa la cura del patrimonio. Cose che non si vedono, come gli impianti. Tutto il sistema meraviglioso di acque pensato da Vanvitelli, che è la sua vera genialità, oggi non si percepisce. E non riusciamo nemmeno a raccontarlo”.