TORRE ANNUNZIATA – A 12 anni dal folle massacro nel cuore del rione Penniniello, i giudici scrivono la parola fine su uno dei delitti più efferati della guerra di camorra di Torre Annunziata. P...
TORRE ANNUNZIATA – A 12 anni dal folle massacro nel cuore del rione Penniniello, i giudici scrivono la parola fine su uno dei delitti più efferati della guerra di camorra di Torre Annunziata. Pasquale Gionta, boss della faida e figlio del padrino Valentino (recluso da decenni al 41 bis), è il mandante dell’agguato costato la vita a Vincenzo Amoretti, alias a’ banana, ritenuto vicino a clan Gallo-Cavalieri. Amoretti fu ucciso nel sonno, con un colpo di pistola alla testa, da un commando armato il 20 aprile del 2007. Gionta, per questo delitto, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nel 2015. Accusa per la quale il capoclan dovrà scontare una condanna definitiva a 30 anni di carcere. I giudici della Cassazione hanno, infatti, respinto il ricorso del boss, confermando la sentenza emessa, nell’ottobre del 2016, dalla Corte d’Assise d’Appello di Napoli. Per l’Antimafia e per i giudici non ci sono dubbi: è stato Gionta a ordinare il massacro, come ribadito nelle motivazioni della sentenza della Cassazione emesse nei giorni scorsi. Ad accusarlo le rivelazioni dei nuovi collaboratori di giustizia un tempo vicini alla cosca di palazzo Fienga. E in particolare Michele Palumbo, alias a’ munnezza, esponente di spicco del commando di fuoco dei Gionta. È stato proprio Palumbo a confessare all’Antimafia di aver partecipato alla missione di morte organizzata dal boss.
Il delitto
È un giorno di primavera. Il rione Penniniello, un ammasso di cemento confinato ai margini della città, è il regno dei Gallo-Cavalieri, cosca specializzata nel narcotraffico fondata dal boss Pasquale Gallo, ‘o bellillo. A Torre Annunziata è in corso una delle più feroci guerre dell’ storia criminale campana. Ma nessuno nel quartiere ci pensa quando dal nulla spunta un gruppetto di uomini con addosso le pettorine della polizia. Pensano all’ennesimo blitz antidroga. Ma non è così. I finti agenti entrano a casa di uno dei tanti personaggi ritenuti legati alla cosca. E parte un colpo di pistola. A morire è proprio Amoretti. La vittima non si accorge di nulla. Sta dormendo quando i killer lo ammazzano.
L’inchiesta
Partono subito le indagini. Le forze dell’ordine si scontrano contro il muro di omertà di un quartiere che preferisce il silenzio. Qualche anno dopo la svolta. Grazie ai rilievi sul campo e ai racconti dei pentiti viene fuori che Amoretti venne ucciso per una vendetta. Secondo la ricostruzione della Dda fu punito per aver sparato sotto casa di un parente di Pasquale Gionta. Uno sgarro che il boss ha deciso di punire con il sangue. Armando la mano di Palumbo.
Camorra ko
Una sentenza che allunga l’ormai infinito bilancio dei processi che hanno travolto i boss di Torre Annunziata. Centinaia di arresti, condanne per millenni di carcere e decine di padrini sepolti vivi al carcere duro. Negli ultimi 10 anni le indagini dell’Antimafia hanno spazzato via un’intera dinastia criminale, colpendo al cuore gli affari delle consorterie camorristiche attive sul territorio. Ora la missione degli inquirenti è conquistare la fiducia della città. Scalfire quel muro di omertà e connivenze che per decenni ha protetto i boss della faida. Gli assassini spietati e feroci che hanno scritto col sangue le pagine più nere della città.