Torre del Greco. Hanno scelto come «quartier generale» la casa del combattente in villa comunale, il luogo-simbolo delle battaglie portate avanti dagli irriducibili soldati schierati in prima linea a difesa dell’esercito di vittime del fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione. A una settimana dal verdetto della Cassazione – confermato il castello accusatorio a carico degli armatori-vampiri, con rinvio del processo in Appello solo per la rideterminazione delle pene – i volti restano tirati: «è stata la vittoria degli obbligazionisti, ma la strada per il recupero dei soldi resta lunga. Già a settembre riprenderemo la guerra per ottenere giustizia», la nuova sfida già messa in cantiere.
Prima di andare avanti, uno sguardo al passato. Il controverso verdetto degli ermellini di Roma sembra avere lasciato un pizzico di amaro in bocca: «La sentenza della Cassazione è importante perché cristallizza il nostro diritto di creditori privilegiati – la premessa delle vittime del «grande crac» all’ombra del Vesuvio -. Certo il rinvio in Appello non chiude definitivamente la vicenda, ma ci possiamo dire soddisfatti al 90%. Visti i tempi della giustizia e gli episodi di corruzione tra le toghe riportati dagli organi di stampa, possiamo dire di avere assistito a un processo rapido e sostanzialmente equo». Un processo lungo 7 anni, in cui non sono mancati rimpianti e delusioni: «Con il patteggiamento iniziale, Leonardo Lembo è subito sparito dall’inchiesta – ricorda il comandante Nunzio Genio – lasciando solo il padre Giuseppe Lembo. I figli del comandante potevano mai essere all’oscuro di tutto? Mi sembra, sinceramente, anomalo».
Ma, d’altronde, le anomalie sul fallimento della cosiddetta «Parmalat del mare» non si contano: «Penso alla misteriosa scomparsa del capitano Michele Iuliano o al trasferimento del procedimento giudiziario da Torre Annunziata a Roma – sottolinea Giovanni Esposito -. Abbiamo dovuto combattere contro tutto e tutti». E senza un adeguato sostegno. Un tasto su cui battono con forza gli obbligazionisti dell’ex banca privata di Torre del Greco: «Abbiamo dovuto fare tutto da soli – l’accusa, neanche velata, lanciata da Giovanni Aurilia -. Abbiamo dovuto interloquire con i magistrati e con i curatori fallimentari, abbiamo dovuto elemosinare informazioni per evitare di restare all’oscuro di tutti i passaggi della vicenda. Eppure, c’erano due comitati di creditori: il primo relativo alla Deiulemar compagnia di navigazione e il secondo alla società di fatto. Ma abbiamo registrato scarsa informazione e scarsa disponibilità: già a settembre chiederemo al presidente del tribunale di Torre Annunziata di procedere a un “rimpasto” dei comitati dei creditori. Servono professionisti responsabili e presenti, pronti a informare i risparmiatori in ogni momento».
Lasciati soli dai propri rappresentanti, dunque. Ma non solo. Inevitabile il pensiero corre ai politici: «Siamo stati illusi e delusi dal M5S – l’attacco di Giovanni Pagano, per tutti semplicemente «il direttore» – In principio erano sempre al nostro fianco, poi sono spariti dopo le elezioni. Abbiamo invitato l’onorevole Luigi Gallo a presenziare all’udienza finale in Cassazione, ma non si è visto. Evidentemente, non aveva bisogno di voti». Come i grillini, tutti gli schieramenti politici si sono tenuti alla larga dalle spine della Deiulemar compagnia di navigazione: «Il sindaco Giovanni Palomba ci ha negato perfino due bus per Roma – ricorda Giovanni Palomba -. L’unico a offrire un minimo contributo è stato l’ex sindaco Ciro Borriello». Infine una stoccata agli avvocati: «Non tutti si sono comportati da professionisti – la delusione di Giovanni Aurilia -. Anzi, qualcuno si è arricchito sulle spalle dei risparmiatori. Arrivando a chiedere fino a 100 euro per un’insinuazione al passivo».
Ma per i «guerrieri» non c’è tempo per rimpianti e recriminazioni: «Guardiamo avanti, l’obiettivo è recuperare i nostri soldi – concludono in coro -. Fino a oggi siamo al 3,52%, un ulteriore riparto del 3% dovrebbe arrivare a breve. Poi cominceremo il pressing su tutti i curatori per recuperare trust e immobili sparsi per l’Europa». In attesa dello scontro sulla Bov, la «madre» di tutte le cause.
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