NAPOLI – La Roma non c’è più. Ci pensa un bel Napoli a certificare una crisi ormai irreversibile di una squadra senza capo, né coda, prigioniera dei suoi limiti, della propria pochezza e che solo la matematica, ma non certo il buon senso, oggi ancora la indica per un posto Champions. Ancelotti mette in campo una squadra accorta, pragmatica e con una eccellente condizione fisica per regalarsi un meritato 4-1, quasi passeggiando contro i giallorossi allo sbando, che erano riusciti a recuperare dal primo svantaggio firmato Milik grazie a un rigore di Perotti ma che nel secondo tempo si sono sciolti come neve al caldissimo sole del pomeriggio romano. Complice l’indisposizione last minute di Zaniolo (comunque in panchina), Ranieri rispolvera il 4-2-3-1 che portò fortuna (ma non certo gioco) al debutto. Conferma Olsen in porta, recupera De Rossi e Manolas e l’inguardabile coppia Dzeko-Schick. Nel Napoli Hysaj vince il ballottaggio con Malcuit, per il resto tutto confermato con Verdi e Callejon esterni, viste le assenze gioco forza di Insigne e Zielinski. Ma non c’è nemmeno il tempo di guardarsi in faccia che il Napoli è già in gol: merito di una percussione di Fabian Ruiz che apre per Milik che, spalle alla porta, arpiona di tacco la palla, si gira, anticipa Fazio e batte Olsen. La Roma accusa il colpo, già fragile di suo, imprecisa, disordinata e una condizione fisica approssimativa, la voglia di recuperare contro un Napoli messo a meraviglia va sempre a cozzare contro la diga azzurra: un colpo di testa di Nzonzi al 18′ e basta in 45′. Di fronte c’è però il Napoli, una gran squadra che sa essere spettacolare come quella di Sarri, ma oggi più pragmatica: palla tra le linee, Allan e Ruiz tuttocampisti e le improvvise verticalizzazioni per le ali, soprattutto un Callejon in gran spolvero. Così al 30′ la partita potrebbe essere già chiusa, con lo spagnolo che scappa a Kolarov, mette in mezzo per Verdi che tutto solo riesce a riabilitare Olsen, anche se l’errore è tutto dell’ex Bologna. Altri 5′ e stavolta è il guardalinee ad annullare il bis di Milik, per una questione di centimetri. Gli evidenti errori portano anche all’inevitabile nervosismo di Dzeko e Manolas ammoniti (il greco era anche diffidato). In campo c’è solo il Napoli ma il calcio regala anche sorprese e capita che in una delle rare percussioni giallorosse in area partenopea, Meret frani su Schick: rigore, pareggio di Perotti e tutti negli spogliatoi. L’inizio della ripresa è la fotocopia della prima frazione: percussione azzurra e gol di Mertens su un altro erroraccio di Olsen che non intercetta la palla che diventa facile preda del tap-in del belga. Il raddoppio è una campana a morto per la sbandata truppa giallorossa che si riversa avanti e prende inevitabilmente anche il terzo gol dopo altri 5′. Stavolta è l’onnipresente Ruiz a scappare a sinistra e regalare il più facile degli assist per la gloria di Verdi. La partita finisce qui, nonostante qualche accorgimento tattico (Zaniolo per il fischiatissimo Schick), qualche occasione sporadica (una traversa Nzonzi al 28) e lo scontato 4-1 del neoentrato Younes. Ancelotti può rallegrarsi di aver ritrovato un squadra in salute dopo la sosta, buon viatico in vista del doppio impegno contro l’Arsenal; per la Roma invece una notte fonda, un colpo letale alle ambizioni Champions, col rischio, visti anche i prossimi impegni contro Fiorentina e Samp, di vedere andare in fumo anche l’Europa League.
(Foto Gallo_Gemito. Agenzia Foto&Fatti)