Il sospetto che l’abuso edilizio scoperto dalle forze dell’ordine all’epoca – il primo sequestro risale a giugno 2006 – fosse finalizzato a creare qualcosa di più di un arricchimento di una tenuta già faraonica, fu immediato. Anche perché, oltre alla realizzazione di tre presunte “serre” (al di sotto delle quali però si celavano delle opere in muratura, e i tre ambienti comunicati tra loro potevano facilmente diventare un’unica sala per banchetti), nella proprietà privata del cavaliere Antonio Passarelli, un nome che non ha bisogno di presentazioni nel campo dell’edilizia della provincia di Napoli e non solo, venne scoperto ben altro. Uno sbancamento e la realizzazione di un anfiteatro all’aperto, in pietra lavica, con vista mozzafiato sull’intero golfo di Napoli e su tutta l’area a sud del Vesuvio. Sarebbe stato quello, evidentemente, il “fiore all’occhiello” di una futura ricettiva. Peccato che, come contestato dalla procura di Torre Annunziata, il tutto fosse stato realizzato in totale difformità degli strumenti urbanistici vigenti – Piano Urbanistico Territoriale della Penisola Sorrentina e dei Monti Lattari e Piano Regolatore Generale del Comune di Lettere – in un’area, oltretutto, sottoposta a vincolo idrogeologico e sismico, oltre che paesaggistico. Ciò nonostante, a più riprese, i lavori erano andati avanti, con tanto di pareri favorevoli della sovrintendenza e permessi a costruire o permessi in sanatoria rilasciati dal Comune.
CRONACA, Monti Lattari
2 marzo 2019
Lettere. Abusi nella reggia di Passarelli, il processo riparte da Napoli