NAPOLI – All’operazione hanno preso parte un’ottantina di carabinieri che hanno dapprima ‘cinturato’ la palazzina, a tre piani, alla periferia di Mugnano di Napoli, in cui si era rifugiato Orlando e poi controllato ognuno dei sedici appartamenti e il garage, per chiudere ogni possibile via di fuga al ricercato. il boss era rimasto ai margini del suo comune, Marano, continuando a tenere collegamenti con potenti sodalizi. Alla perquisizione i carabinieri hanno rinvenuto documenti che erano stati appena bruciati, tra cui una carta identità che aveva come foto il volto del ricercato ma c’erano dati falsi. Antonio Orlando si è mostrato in perfetta forma fisica. C’erano in casa attrezzi ginnici, una doccia solare e una sauna, nella mansarda. Sotto la seduta di quest’ultima era stato ricavato una sorta di rifugio, dotato di uno sportello e di un cunicolo cieco. Quindi, era solo per nascondersi. Stratagemma che non ha potuto funzionare perché era necessaria una seconda persona per richiudere lo sportello. Sono stati trovati 6mila euro, per la spesa quotidiana, e lettere che ora sono al vaglio di inquirenti e investigatori. L’attività investigativa è puntata in questa seconda fase su chi ha coperto la sua latitanza. Orlando ha cambiato in tutto questo tempo diversi domicili. Alla conferenza stampa, insieme al comandante provinciale di Napoli Ubaldo Del Monaco hanno preso parte anche il comandante di Castello di Cisterna Gaspare Giardelli, e il maggiore Antonio Bagarolo, comandante del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna.
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