LA TRINCEA DELLA LIBERTA’ – In fondo i grillini hanno ragione. Metropolis è uno dei poteri forti. Ma contro la camorra». Salvatore Prisco è un docente universitario della Federico II. Insegna diritto pubblico comparato. Editorialista di prestigiose testate giornalistiche e soprattutto mente pensante e lucida che poco si adatta a questi tempi in cui c’è chi si ostina a dire che uno vale uno. «Il ruolo di Metropolis e dell’informazione locale è essenziale soprattutto in territori come i nostri dove è difficile svolgere questa professione». Eppure in queste settimane la libera informazione è sotto attacco. Dal palco della festa a Cinque Stelle il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi ha annunciato al pubblico festante che attendeva la buona novella che, finalmente, saranno cancellati i fondi per il finanziamento pubblico all’editoria. Un tema su cui il Movimento Cinque Stelle batte da tempo ritenendolo quasi alla pari, per importanza elettorale, al reddito di cittadinanza promesso in campagna elettorale. «Ho letto ciò che state scrivendo in questi giorni – continua il professore Prisco – e sono d’accordo con voi: la grande stampa in Italia ha altre risorse, perché non ci sono editori puri; il taglio dei contributi a quella locale significa strozzarla e costringerla ad avere gli unici padroni che abbiano liquidità da riciclare», l’analisi diretta e lucida come sempre di un intellettuale che sul territorio ha sempre chiamato le cose col loro nome. «Come sul terreno delle riforme costituzionali, anche in questo caso si intende raggiungere l’obiettivo della disintermediazione, così che cittadini atomizzati si informino solo attraverso computer, iPod e social network». Un modo di ottundere la coscienza critica, di “addomesticarli”, l’analisi di Prisco che, in verità, non si sottrae al potere dei social network. Anzi, presente con numerosi post ogni giorno, spesso critici nei confronti del potere (perché magari ai grillini dispiacerà ma oggi loro sono il Potere con la p maiuscola) ricorda anche come sia difficile far comprendere alle nuove generazioni il valore dell’informazione e del ruolo di crescita intellettuale. «Le voglio raccontare un aneddoto per farle capire come sono cambiati i nostri tempi: qualche tempo fa a un esame parlai dieci minuti con uno studente che a posto aveva in mano un giornale con non ricordo più quale notizia. Lui poi mi chiese: “Sì, stiamo parlando della notizia di oggi, ma quando incominciamo l’esame?” E io: “Ma se lo stai facendo… Ecco questo è il senso della situazione che viviamo oggi». Un osservatorio privilegiato il suo, quello di una facoltà universitaria in cui, ogni giorno, arrivano giovani studenti che devono rappresentare la futura classe dirigente del nostro paese. Ma è anche un allarme preoccupato quello che lancia Salvatore Prisco. Un paese che non riflette, non si documenta, non ragiona, ma soprattutto non legge: «Non voglio passare per l’antimodernista, ma è palese che il digitale non permette approfondimenti e loro questo vogliono; “cittadini” obbedienti, “uno vale uno” attraverso i quali mi accingo a spiegare lo spread a Draghi e la fisica nucleare a qualche premio Nobel. Direi che il pericolo esiste», spiega Prisco. Che non si sottrae ai confronti, soprattutto sui social. «Io mi ci appiccico spesso su fb con gente così», dichiara sorridendo. Ma la preoccupazione, anche da parte di chi ha fatto del confronto e dello scontro una ragione di vita. Preoccupato per quello che sta accadendo in questi giorni, in questi tempi di medioevo culturale e di certezze dogmatiche, dove la certezza degli stupidi ha ceduto il passo ai dubbi dei sapienti. «Quello che viviamo è ormai il tempo della disintermediazione. Si diffida dei mediatori (giornalisti, ma anche politici tradizionali) e delle competenze tecniche. Perfino degli avvocati, perché c’è anche chi va in uno studio legale dicendo “avvocato, il mio caso è uguale a quello che ho trovato in Internet, a mio favore; mi firma un atto che però mi scrivo io?” provoca Prisco che alza anche il tiro: “Certo c’è anche chi è antivaccinista avendo studiato magari all’Isef…». Eppure anche al professore Prisco capita di finire nel mirino: come quando postò un commento critico sul vice premier Di Maio. Era il 5 marzo, il giorno dopo le elezioni. Ricordò il Di Maio presidente del consiglio degli studenti di giurisprudenza: «Fingeva di essere iscritto per dare esami e laurearsi. Intelligente, ma soprattutto abile manovratore, furbo e ambizioso, in grado infatti di tenere assieme molti suoi colleghi in una facoltà che (salvo una minoranza di studenti e professori di sinistra) è sempre stata fatta di e per fighetti e zompaperete borghesi, per intenderci di quelli che il 26 luglio 1943 sarebbero stati tutti antifascisti, dopo essere stati a lungo tutti fascisti fino a due giorni prima». Un post che ebbe 322 condivisioni e 183 commenti. Molti ovviamente critici, alcuni al limite della querela. Una pioggia di odio che non ha mai fermato Salvatore Prisco dalle crtiche e dai commenti.
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CRONACA, METROPOLIS
29 ottobre 2018
Il prof Salvatore Prisco: «Metropolis potere forte, ma contro la camorra»