Quando prende parola Daniela Lourdes Falanga, cala un silenzio assordante in aula. Le lacrime iniziano a rigarle il volto. Fa fatica, ma va avanti perché il suo vuole essere un messaggio di incoraggiamento per i giovani. «Non devono mollare», dice. «Questa comunità non sarà mai più lasciata sola». Daniela, presidente dell’Arcigay Vesuvio Rainbow-Osservatorio vesuviano Lgbt, è una transessuale originaria di Pompei che ha dovuto lottare per essere accettata dalla società. «Nessuno sottolinea il nostro coraggio, quello che dovrebbero conoscere tutti. Spesso sento parlare di scelta, ma essere se stessi non è una scelta. E’ qualcosa di naturale». Daniela auspica che «Pompei diventi libera e che la smetta di condannarci a sofferenze atroci. Con me l’ha fatto 18 anni fa – racconta -. Ero anch’io una figlia della Chiesa, la stessa che mi ha cacciata perché qualcuno pensa che Dio fa le distinzioni tra i suoi figli. La mia è una storia di grande dolore ma anche di rivendicazione di diritti. Vogliamo una Pompei libera dai pregiudizi che ci hanno condannato. La laicità è l’unico grande principio che mette insieme le persone. E siccome anche la Chiesa mi ha emarginato – ricorda – noi vogliamo costruire un futuro con quei preti che investono nella democrazia, nell’umana dem crazia. Adinolfi ha pronunciato l’altro giorno delle parole orribili, sconcertanti. E’ ora che qualcuno si prenda anche le sue responsabilità». Daniela racconta anche di quando fu offesa dalle forze dell’ordine. «Ero nella mia Pompei, la città che mi hanno costretta a lasciare nonostante lì vivessi la mia socialità. Non dimenticherò mai dell’abuso di potere dell’epoca, quando mi cacciarono e mi dissero con degli atteggiamenti orribili che sarei dovuta andare altrove. Ecco, diventiamo consapevoli o resteremo sempre ignoranti».
CRONACA, Pompei
27 giugno 2018
Pompei. Il racconto di Daniela Falanga: “Io, trans cacciata dalla Chiesa”