«Ho portato via il mio bambino da quell’inferno, non potevamo più stare in quella casa, non potevo più subire le violenze e continuare a prostituirmi per procurargli soldi da spendere in stupefacenti e feste». In lacrime, prima davanti ai carabinieri e poi davanti ai magistrati.
L’ennesima storia di violenza, l’ennesima famiglia che va in pezzi per un amore finito e per le botte di un marito che ha trasformato la sua vita in una gabbia. Il racconto di una 40enne diventa l’ennesimo caso di una società dove il cancro maledetto della violenza sulle donne continua senza sosta. Da oltre un anno la casa dove viveva la donna, in compagnia del marito e del figlio, era diventata un inferno. «Ho cercato di sopportare le sue botte ma quando mi ha picchiato davanti al mio bambino e mi ha insultato obbligandomi a prostituirmi ho deciso di denunciare tutto». La furia di quell’uomo è scoppiata la scorsa notte nel centro storico di Torre Annunziata dove la donna viveva. Suo marito ha preteso denaro «voleva soldi che io non avevo» racconta ai carabinieri del nucleo radiomobile di Torre Annunziata – agli ordini del maresciallo Antonio Russo – «non era la prima volta che mi chiedeva denaro e ogni qualvolta non glieli ho dati mi ha picchiato». E anche ieri ha fatto lo stesso ma questa volta la donna ha deciso di ribellarsi. Dopo aver reagito spintonandolo si è rifugiata all’interno della cameretta del proprio bambino. L’uomo non si è fermato: ha fatto irruzione forzando e danneggiando la porta di ingresso fino ad introdursi all’interno della camera. La donna ha deciso così di fuggire. Ha portato via suo figlio e si è allontanata da casa. L’uomo ha così deciso di recarsi in caserma e denunciare la donna per sequestro di persona. I carabinieri hanno subito avviato i controlli e le ricerche ma dopo nemmeno un’ora la donna si è presentata in caserma con il bambino. «Sono scappata perchè mio marito mi picchia, mi minaccia e mi obbliga alla prostituzione». Una confessione choc che ha subito fatto scattare le manette per il 40enne. I carabinieri sono riusciti a ricostruire tutti gli episodi grazie al racconto della donna che è riuscita a denunciare l’uomo e a scappare dall’inferno. A certificare le percosse anche il ricovero in ospedale. L’ennesimo episodio di violenza sulle donne in pochi giorni: la settimana scorsa una donna ha raccontato il calvario di otto anni, una violenza che non ha denunciato e che le è costato la perdita della patria potestà. Il bambino le è stato strappato e dato in affido ad una comunità. Nei prossimi giorni in aula l’inizio di un processo ma anche l’ennesima dimostrazione degli effetti devastanti per la mancata denuncia da parte delle vittime di violenza.