La procura chiude le indagini e viaggia verso la richiesta di rinvio a giudizio per 22 pusher coinvolti da metà novembre in un florido giro di spaccio di droga in città. Chili di stupefacente acquistato a Torre Annunziata e nei Paesi vesuviani per rivenderli sulle piazze del capoluogo. Parte del ricavato dello smercio, èer il pm Rocco Alfano, serviva per “mantenere in carcere” gli affiliati del vecchio clan D’Agostino. Le piazze di spaccio erano Fratte, Torrione, Mercatello e via Irno. L’inchiesta nasce da una indagine effettuata nel 2015. Carichi di droga destinati alla piaza di Salerno e quando c’erano le feste comandante il gruppo non si faceva trovare impreparato: «Vedi che domani è Pasqua e lunedì Pasquetta, mi raccomando», alludendo al fatto che con la festività i consumatori avevano più soldi in tasca per acquistare cocaina e hashish. Era fine marzo 2017, quando gli agenti della Mobile arrestarono Massimo Sabato con oltre un chilo di cocaina acquistato a Ottaviano e Pompei. Da quell’arresto era emerso che in mattinata lo stesso Massimo Sabato si sarebbe recato ancora nella città mariana per un carico da servire per la Pasquetta. Due i nascondini individuati, uno a Pellezzano dove Ciro D’Agostino avrebbe prelevato droga da consegnarla ai sodali per spacciarla. E c’era chi aveva ricevuto un pacco sborsando 180 euro. Ma dentro non c’era cocaina. «Tu ieri mi hai fatto fare una figura di m… Ti sei preso 180 euro e non c’era la cocaina. Ora risolvi la questione oppure ti faccio passare un guaio. Non sai con chi hai a che fare». Il pusher dice di non essere stato lui: «Il tuo amico è andato da un altro». E l’assuntore: «Sei stato tu, ti conosco dalla voce: ti vengo a prendere allo 089». Si era invece dichiarato innocente, estraneo ai fatti che gli vengono imputati. Ciro D’Agostino, difeso dall’avvocato Luigi Gargiulo, si era a scrollarsi di dosso l’accusa di essere a capo del gruppo di spacciatori che tentavano di rilanciare gli affari dello storico clan salernitano. Dopo la notifica della conclusione delle indagini gli indagati avranno venti giorni di tempo per rilasciare dichiarazioni in Procura prima che il pubblico ministero Rocco Alfano chieda il giudizio per tutti e 22 i coinvolti. Nel collegio difensivo fanno parte, tra gli altri, anche Pierluigi Spadafora, Antonietta Cennamo e Dario Barbirotti.
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