San Giuseppe Vesuviano – C’è anche il delitto del padrino che “osò”scalare la gerarchia del clan Fabbrocino nei verbali del pentito Michele Auriemma, alias zi’bacco che spunta fuori dalla maxi ordinanza del carabinieri di Castello di Cisterna che ha portato all’arresto di undici persone. Il boss diventato la gola profonda dal 2008 racconta tutti i retroscena di quel caso di lupara bianca e ammette che anche lui aveva maturato l’intenzione di uccidere Luigi Antonio Bonavita, l’aspirante boss sparito nel nulla in una fredda notte di autunno.
Gli scomparsi “eccellenti” E’ il 18 ottobre del 2004: il primo a volatilizzarsi è Luigi Antonio Bonavita, sessantenne, detto ‘o parigino, considerato fedelissimo del clan Fabbrocino. Esce di casa, a San Giuseppe Vesuviano, per andare a cena con alcuni amici ma non ci farà più ritorno. Luigi Antonio Bonavita, fu uno degli autisti di Mario Fabbrocino, alias o’Gravunaro e fornitore di droga sulle piazze di Foligno. Fu arrestato dalla Dia nel ‘98 in una maxi operazione che portò dietro le sbarre anche commercianti insospettabili, la scoperta che i fedelissimi di Fabbrocino disponevano di una rete di medici di fiducia e periti disposti a mettere il falso per iscritto. In quegli anni però Bonavita era riuscito a scalare le gerarchie criminali dell’organizzazione e di diventare il reggente del clan almeno fino all’agosto del 2004 quando Fabbrocino fu scarcerato per fine pena. Ma la crescita di Bonavita aveva creato scontri e malumori tanto che fu sentenziata la sua morte: un ordine preciso «per effetto della necessità di ridimensionare il ruolo di vertice che aveva assunto Bonavita». Poi la scomparsa sulla quale calò il giallo per anni e l’arresto di Giuseppe Catapano, Giuseppe Cardarelli e Bernardo Striano come responsabili. Nelle stesse ore, nello stesso anno, dalla stessa cittadina, scompare anche Francesco Cozzolino, trentottenne benzinaio. Le auto dei due verranno ritrovate davanti alla stazione della Circumvesuviana di Sant’Anastasia. La sera del 18 ottobre arriva dai carabinieri di Terzigno anche la madre di Giuseppe Vorraro, 21 anni, fioraio, per denunciare la sparizione del ragazzo la cui auto verrà invece ritrovata proprio a San Giuseppe Vesu- viano.
Il pentito
A parlare di Bonavita è il pentito Michele Auriemma, alias o’parigino che ricostruire il patto per non uccidere il padrino come invece avvenne. «Ho incontrato Caldarelli Giuseppe nel 2000 – dichiara agli investigatori – perché questi era tra le persone che si accompagnavano a Bonavita. Quando ho parlato dell’uccisione di Bonavita con Biagio Bifulco, questi mi ha detto “uno sbaglio hai fatto nel 2000 che non hai ucciso o’parigino e io gli risposi che aveva perfettamente ragione precisandogli però che se non l’avevo ucciso era dipeso dal fatto che i suoi parenti me lo avevano chiesto espressamente ». Il pentito di Ottaviano aveva infatti maturato l’ipotesi di ucciderlo solo perché Luigi Bonavita gli aveva teso un agguato come lui stesso continua «dopo la volta che mi tese l’agguato mi incontrai con un parente a Sarno e nella circostanza mi fu chiesto di non ucciderlo – continua – e io assicurai che non avrei pianificato l’omicidio precisando tuttavia che se l’avessi incontrato per caso e se questi mi avesse mancato di rispetto non avrei esitato ad ucciderlo».