Nella vita di Immacolata Villani da un po’ di tempo c’era anche un’altra persona. C’era l’uomo con cui la 31enne casalinga di Terzigno avrebbe voluto ricominciare a vivere, dopo i quasi due anni di inferno – tra liti e botte – vissuti all’interno di un piccolo appartamento nel cuore del rione di Boccia al Mauro. Un uomo, un professionista di Torre Annunziata, con cui aveva intrecciato una relazione amorosa. Discreta e nascosta, in attesa di ottenere la documentazione per la separazione dal marito. L’uomo, descritto nei pizzini, è stato scortato fino a ieri mattina dalle forze dell’ordine, trasferito in una località protetta.
C’è tutta l’angoscia di un marito disperato in quelle venti lettere sequestrate dalla magistratura. Venti fogli di carta da cui traspare l’insicurezza, la fragilità e la follia di un uomo distrutto. Devastato interiormente, mollato dalla moglie. Aveva fatto ricorso anche alla violenza, pur di tenerla vicina. Ma l’ultimo schiaffo, quello del 4 marzo scorso, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Aveva dato a Immacolata il coraggio di chiudere definitivamente alle spalle la porta di casa, e forse anche quella di un passato violento. S’era trasferita dal papà, a Boscoreale, pur di poter ricominciare una nuova vita. Un atto di coraggio che Pasquale ha visto come un affronto. Da lì è partita l’organizzazione di quel piano di morte messo in atto lunedì mattina, quando con una calibro 22 ha puntato alla fronte della donna e ha fatto fuoco. Dieci giorni in cui ha analizzato e studiato i movimenti della donna, provando a raggiungere anche l’uomo che le stava accanto. «Lei ha un altro, perché?»,