Ercolano. «Sto bene, immaginavo non sarebbe stata una tornata elettorale semplice: rispetto al 2013 la situazione politica era completamente diversa». Il sindaco Ciro Buonajuto, icona del renzismo all’ombra del Vesuvio, allarga le braccia: il M5S si è abbattuto come un ciclone anche sulla «sua» Ercolano, lasciando solo le briciole – solo il 14%, dieci punti in meno rispetto a cinque anni fa – al Pd, pronto a schierare la «resinara d’adozione» Teresa Armato. «A dispetto dei risultati positivi raggiunti in questi anni – ragiona il «rottamatore» di Ercolano – ritengo abbia prevalso la politica legata alla paura con una eco maggiore al Sud, dove è più sentito il disagio».
Un disagio sfociato in una marea di consensi per i grillino: «La strategia del M5S è chiara – afferma Ciro Buonajuto -. Parlano alla pancia della gente, individuano i “nemici” e portano avanti campagne d’odio basate su teoremi mai compiutamente dimostrati: cavalcano il populismo, ma non offrono mai soluzioni». Concetti su cui il leader locale del Pd insiste, sottolineando come «i cittadini vedono i sindaci e, in generale, gli amministratori locali sempre in strada: siamo riferimenti immediati sul territorio, mi fa rabbia pensare come possano votare persone mai viste né sentite in vita propria».
Insomma, in particolare al Sud, il boom a 5 stelle è figlio del disagio sociale. Ma non solo. C’è spazio, all’interno dell’analisi del baby-Renzi del Vesuviano, per l’auto-critica: «È evidente come tutto il Pd ora so deve fermare a riflettere sugli errori alla base di un risultato al di sotto di ogni aspettativa – sottolinea Ciro Buonajuto -. Ora si dia il via a una campagna di ascolto della cittadinanza per comprendere le reali richieste dei territori». Campagna d’ascolto, magari senza le solite guerre tra correnti: «Siamo l’unico partito strutturato d’Italia, le discussioni sono inevitabili – conclude il sindaco di Ercolano -. Continuo a pensare che il Pd abbia la forza per rimettersi in sesto perché è l’unico partito ancora in grado di avere circoli aperti e militanti fisicamente presenti in tutte le città: bisogna ripartire da questo, insieme alle buone esperienza di governo a livello locale, per provare a cancellare un risultato disastroso».