La partita del Congresso ha un solo schema di gioco: quello dei capilista bloccati per il Parlamento. Uno schema scritto tra Napoli e Roma nelle riunioni a tambur battente tra i capibastone locali e capicorrente nazionali. E dove conta la poltrona del prossimo segretario provinciale Pd, legata doppio filo a quella dei parlamentari alla Camera e al Senato. Chi ha in mano la segreteria provinciale ha anche potere sulle liste. Per ora la coppia Mario Casillo e Lello Topo si sarebbero aggiudicati la fetta più grossa, ma se su Napoli il banco-Congresso dovesse saltare, allora gli ex Ds rivendicherebbero posti. Già ‘sacrificata’ al momento una dei loro, Valeria Valente. Con l’annuncio di Matteo Renzi di voler candidare Paolo Siani – che però ancora non ha sciolto la riserva – la deputata Pd su Napoli slitterebbe al secondo posto, rischiando di non farcela perché con la concorrenza di sinistra e M5S, il Pd potrebbe prendere in città solo un parlamentare. Nell’area che racchiude i Comuni della Costiera e del vesuviano fino ad arrivare a Capri, si punta su Maria Elena Boschi, nel cerchio magico di Matteo Renzi che ha la sponda del sindaco di Ercolano, suo delfino, Ciro Buonajuto e (in base all’alternanza donna-uomo) su Massimiliano Manfredi, blindato da Casillo. Mister 30mila voti piazza uno dei suoi anche nell’area nord: la pupilla, Assunta Tartaglione. Qui ad aggiudicarsi un posto sicuro ci sarebbe anche Marco Sarracino, messo dagli orlandiani: una poltrona frutto dell’accordo stretto con Topo e gli ex Dc con l’appoggio dato al Congresso. Con la nuova legge elettorale il Pd a Napoli e provincia dovrebbe portare a casa al massimo sei parlamentari con sistema proporzionale, tutti gli altri finiscono così nel calderone del maggioritario, dodici i collegi per la Camera, dove vince chi prende un voto in più e dove sarà molto difficile che i democrat possano farcela. Tanto che alcuni parlamentari stanno valutando di non ritentare la conferma: alti i costi della campagna elettorale, basse le percentuali di farcela con un partito ai minimi storici e con il rischio quasi certo di una figuraccia. Fanno eccezione realtà come Salerno, dove domina Vincenzo De Luca e Benevento che vedrà in campo Umberto Basso de Caro. Per il Senato, Renzi vuole capolista il ministro Claudio De Vincenti, ormai suo braccio destro per le questioni Napoli. Blindati sono Giovanna Palma per la corrente di Lorenzo Guerini a cui fa riferimento Topo e per l’area dem Giovanni Palladino, una scelta che manda in frantumi il sogno di Teresa Armato di rientrare in Senato. Anche qui, tutti gli altri concorrono con sistema maggioritario che per il Senato prevede tre collegi. Sembrerebbe in una botte di ferro anche il sottosegretario alla Giustizia, Gennaro Migliore messo su Roma, così come dovrebbe essere sistemato nel collegio Esteri il sottosegretario agli Affari Esteri, il campano Enzo Amendola.
politica
17 novembre 2017
In bilico i nomi dei capilista già decisi. Ecco i nomi: pieno per Topo e Casillo