Nutrire i bambini africani con un “super alimento” prodotto direttamente nel continente nero battendo contemporaneamente fame e multinazionali. Un sogno che è possibile sostenere partecipando alla sfilata di beneficenza “In moda per l’Africa” che si terrà venerdì 3 novembre 2017 presso la Sala Cinese della Reggia di Portici, in via Università 100 dalle 16.30 alle 19.00, a Portici. E’ la nuova iniziativa promossa dall’associazione di volontariato “NutriAfrica”, fondata da Vincenzo Armini dottorando di ricerca in Scienze Agrarie e Agroalimentari del Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II, che sta dedicando il suo lavoro di ricerca- supervisionato dai professori Raffaele Secchi e Silvana Cavella- alla creazione di questo alimento. Per costruire un impianto-pilota di produzione presso l’Università di Gulu, in Uganda (Africa) servono 50mila euro. Nei primi 10 mesi la raccolta fondi ha raggiungo i 10.700 euro.
Ma in cosa consiste il progetto? Un aiuto consistente per la lotta alla Malnutrizione Acuta Severa – la patologia con cui si definisce lo stato di inabilità fisica in cui versano le persone denutrite – è arrivato da un prodotto innovativo, adoperato dalle Nazioni Unite e dalle Organizzazioni Governative e Non Governative, il Ready-to-Use Therapeutic Food (RUTF) .
Si tratta di una pasta cremosa, molto simile al burro d’arachidi per consistenza, colore e sapore, contenente arachidi, latte scremato in polvere, olio di colza, zucchero e un mix di sali minerali e vitamine, bilanciati in modo da ottimizzare l’apporto energetico e nutrizionale per i bambini malnutriti. Il grandissimo vantaggio apportato dal RUTF risiede nella possibilità di trattare i casi di malnutrizione senza particolari complicazioni cliniche direttamente a casa, con un conseguente sfollamento degli ospedali. Problemi logistici molto seri che attanagliano questo prodotto, però, sono connessi all’uso delle arachidi, a causa della loro potere allergenico, ma anche all’impiego del latte scremato in polvere, non solo poco digesto dai bambini africani e del sud-est asiatico, ma anche estremamente costoso e incidente per quasi 1/3 sul costo totale dell’ingredientistica del prodotto finito. Dulcis in fundo, l’intero processo produttivo e la ricetta sono stati brevettati dalla multinazionale francese proprietaria, la NutriSet, circostanza che rende la produzione locale molto difficile da far decollare – sebbene sia previsto un franchising – dato che i suoi costi di concessione sono elevatissimi.
In giro per il mondo, vari gruppi di ricerca si stanno impegnando per la formulazione di un RUTF alternativo, meno costoso e localmente riproducibile nei paesi in via di sviluppo. Tra questi esperimenti, dal Dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli Federico II sta nascendo un prodotto promettente, in fase di finalizzazione: il NutriMax. Composto da ingredienti vegetali e facilmente reperibili in loco – soia tostata, sorgo tostato, zucchero, Spirulina maxima essiccata e olio di girasole – nonché fabbricato tramite una tecnologia produttiva semplice, il NutriMax si propone di arrivare dove nessun altro prodotto è mai arrivato prima, ossia direttamente nel cuore dei villaggi e delle aree rurali dell’Africa e dell’Asia.
Il progetto di ricerca, promosso da Vincenzo Armini è suddiviso in due fasi principali: una prima parte riguardante il perfezionamento della ricetta e una seconda parte concernente la costruzione di un impianto pilota fornito dall’azienda Microlife, presso l’Università di Gulu, in Uganda (Africa), sfruttando una decennale partnership tra l’ateneo napoletano e l’università ugandese.
Per ulteriori informazioni si pul consultare il portale www.nutriafrica.org