Una corona di fuoco che divora alberi e a pochi metri un serbatoio da 15mila litri di gasolio che alimenta le antenne radiotelevisive. Il Faito è una bomba pronta ad esplodere e gli effetti potrebbero essere devastanti. Una minaccia per centinaia di migliaia di cittadini di diversi comuni, senza considerare cosa potrebbe generare lo sprigionarsi nell’aria di gas tossici. Un pericolo che per tantissime ore viene tenuto a bada solo da 60 volontari, che piantano la loro base operativa nei pressi del Santuario di San Michele, provando a domare le fiamme. Ad aiutarli, dalla tarda mattinata, un solo canadair. Ma l’incendio è troppo vasto e non basta. Si chiede in supporto l’intervento di un elicottero Ericsson, ma da Roma non viene concesso. Ci sono altre emergenze. Intanto la situazione tra il Faito e il Monte Molare si fa ancora più preoccupante. Le fiamme avanzano e minacciano il centro abitato di Pimonte, così viene disposto l’intervento di un altro canadair, che arriva nel pomeriggio. Troppo tardi per spegnere tutto. I lanci d’acqua, tuttavia, servono a rallentare l’incedere delle fiamme e a circoscrivere l’incendio. Il pericolo che i roghi possano tornare a minacciare l’area delle antenne radiotelevisive, alimentate da un mega serbatoio di gasolio, però è fortissimo.
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