Torre del Greco. «Se Atene piange, Sparta non ride». è il proverbio in grado di riassumere lo sfacelo generale della classe politica di Torre del Greco: la settimana nera del centrodestra – iniziata con l’arresto del sindaco Ciro Borriello e proseguita con le dimissioni a raffica degli assessori – coincide con l’ennesima dimostrazione di insussistenza di centrosinistra e Movimento 5 Stelle. Capaci di chiudere con l’ennesimo flop politico i tre anni di opposizione a palazzo Baronale. Perché l’immediato arrivo del commissario prefettizio a Torre del Greco – in particolare invocato dai parlamentari Arturo Scotto e Nello Formisano e rilanciato a livello locale dal neo-esponente di Mdp, Domenico Maida – non sarà, alla fine, così rapido. Il successore di Ciro Borriello non arriverà prima della prossima settimana, verosimilmente a ridosso della scadenza dei termini per il ritiro delle dimissioni da parte del sindaco-detenuto. In pratica, secondo i tempo programmati.
Il summit in prefettura
Eppure, gli “strateghi” di Articolo 1 avevano affidato a un incontro con il prefetto Carmela Pagano la possibilità di mandare anticipatamente a casa la sgangherata compagine di governo cittadino attualmente guidata dal vicesindaco Romina Stilo. Una scelta così decisa da convincere Domenico Maida – presidente della commissione trasparenza – a declinare l’invito partito dagli esponenti del Pd di rassegnare subito le dimissioni dalla carica di consigliere comunale. Così lunedì alle 12 – quattro ore dopo l’arresto di Ciro Borriello – solo in sette hanno lasciato la propria poltrona in consiglio comunale, azzerando l’opportunità dello scioglimento dell’assise per contestuali dimissioni di 13 componenti su ventiquattro.
La corsa bluff
Tutte le dimissioni dei giorni successivi – a partire dall’addio di Annalaura Guarino e Stefano Abilitato per finire con Antonio Trieste – sono servite solo a fare numero e non sostanza. Perché sarebbe stato sufficiente leggere il testo unico per gli enti locali per scoprire come la strada dello scioglimento per dimissioni di massa non era più percorribile. Eppure, ieri mattina, Nicola Donadio si è aggiunto – undicesimo – all’elenco degli ex consiglieri comunali.
La beffa in prefettura
L’incontro a Napoli si è rivelato una doccia gelata per i parlamentari di Articolo 1. L’arrivo del commissario prefettizio è stato assicurato, ma solo al termine della scadenza del 17 agosto. Così Domenico Maida e il grillino tremebondo Ludovico D’Elia si sono decisi a rassegnare le dimissioni: «Siamo a 13», il post pubblicato dal leone da tastiera del Movimento 5 Stelle. Tredici, ma oggi insufficienti a fare arrivare «immediatamente un commissario prefettizio in Comune». D’altronde se Atene piange, Sparta non ride.
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