Quando gli dissero che sua moglie lo aveva tradito con un marittimo, Natale Dantese saltò dalla sedia nel parlatorio del carcere. Quell’affronto, per un camorrista del suo calibro, era peggio di una vita al 41bis. E ieri mattina, a 5 anni dall’inguacchio di letto che fece tremare il clan Ascione-Papale, il boss di Ercolano si è sfogato. «Io lo so che significa quando un altro uomo si prende la donna di un detenuto. L’ho subito pure io. Dottò è la cosa più straziante del mondo». Parole figlie di una rabbia covata per mesi e mesi nella cella del penitenziario di massima sicurezza di L’Aquila, dove Dantese è detenuto al regime del carcere duro.
E’ l’inizio di uno show che fa da sfondo all’udienza del processo per l’omicidio di Salvatore Barbaro, vittima innocente della camorra ucciso in via Mare il 13 novembre del 2009 per un tragico scambio di persona. Alla sbarra oltre a Dantese – accusato di essere il mandante dell’omicidio – ci sono Pasquale Spronello e Antonio Sannino. Ma la scena è tutta per lui. Per lo show del boss di via Canalone.
Seduto davanti al microfono – barba fatta, polo bianca e orologio al polso – il capoclan entra subito in scena. E dopo aver aperto il suo “cuore” lancia frecciate al vetriolo alla sua ex moglie, la pentita Antonella Madonna: «che è Madonna solo di nome», ripete incalzato dalle domande del pubblico ministero Sergio Ferrigno. «Sono innocente», afferma senza battere ciglio. Serio ma con un ghigno beffardo: «tra poco usciamo su Beautiful» ripete rispondendo al pm dell’Antimafia.
Quando Ferrigno gli chiede conto delle intercettazioni telefoniche tra lui e gli altri imputati il giorno del delitto Dantese risponde: «Dottò sono passati 10 anni». Ma tra una dichiarazione e l’altra, spunta fuori sempre un pizzico di rabbia per la donna-boss che lo tradì con un marittimo in un albergo poco dopo che fu arrestato. «Mia moglie era andata a Scafati il giorno del delitto ? Dottore mia moglie a casa faceva le pulizie, lavava i piatti e non lo dico per discriminare le donne. Ci ritrovavamo solo la sera nello stesso letto». Un modo, forse, per screditare la pentita che in una delle ultime udienze ha puntato il dito contro l’ormai ex marito.
Ma nella guerra d’amore privata ci sono anche altre parole. Quelle delle amanti del boss che in aula, un po’ imbarazzato e un po’ orgoglioso, racconta di quello che definisce il suo «vizietto». «A casa mia non stavo spesso, io stavo con qualche donna e trovavo qualche scusa con il vizietto che avevo», le parole di Dantese. Il 31enne racconta che all’epoca aveva talmente tante relazioni extraconiugali da aver avuto la necessità di comprare «8 o 9 telefoni». «Madonna scoprì che questa cameriera era una mia amica e voleva che venisse licenziata», uno dei particolari “bollenti” venuti fuori dall’interrogatorio.
Ma il boss ne ha per tutti. Anche per Marco Cefariello, capoclan pentito dei Birra, i nemici degli Ascione. «E’ un mezzo uomo», dice Dantese. Il capoclan si difende e non accusa gli altri imputati: «sono bravi ragazzi» dice al pubblico ministero. Ed è lo stesso Dantese a confermare che Barbaro con la camorra non c’entrava niente. «Barbaro è stata una disgrazia. L’unica cosa sicura di questo processo è che Salvatore Barbaro è un bravo ragazzo. Giocavamo a biliardo nel circolo di sua nonna, una parente di Raffaele Ascione. Voglio 100 mandati di cattura per omicidio ma di quelli detenuti non per i bravi ragazzi». Lo show del boss si chiude dopo circa mezz’ora d’interrogatorio con una sorta di auto riconoscimento del suo status di camorrista: «Se qualcuno mi pestava i piedi facevo i reati. Sono ancora pronto a farlo se qualcuno vuole fare del male ai miei figli».