Castellammare. Posti di lavoro venduti per finta in Fincantieri: la principale vittima del raggiro che sarebbe stato messo su da Salvatore Favoloro con la complicità della moglie Rosa Esposito (entrambi a processo) racconta davanti a un giudice quanto già denunciato alle forze dell’ordine, ma sono trascorsi oltre sette anni dall’epoca dei fatti e il suo racconto è tutt’altro che lineare. Tanti ‘non ricordo’, qualche imprecisione, parecchia emozione hanno costellato il racconto reso da Alfonso Sabatino, che assistito dall’avvocato Marziano Vicedomini si è costituito parte civile al processo, davanti al giudice monocratico Francesco Todisco del Tribunale di Torre Annunziata.
Le incertezze
Tre ore e passa di deposizione non sono bastate a ricostruire con precisione tutti i fatti, tra l’esame della pubblica accusa e il controesame da parte dei difensori dei due imputati, gli avvocati Olga Coda e Carmine Iovino, tant’è che il giudice ha disposto un’altra data per continuare a interrogare la presunta vittima del raggiro. Sabatino sarà di nuovo in aula a settembre.
Le accuse
Duecentomila euro per avere commesse e posti di lavoro in Fincantieri, ma era tutto finto. Falsa la lettera con il logo dell’azienda, false le promesse. Si sarebbero fatti promettere quella cifra ingannando cinque diverse persone Salvatore Favoloro, 49 anni e la moglie Rosa Esposito, che sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di truffa, aggravata nel caso di Favoloro dalla circostanza di avere abusato della sua qualità di essere dipendente Fincantieri. Inoltre Favoloso è accusato anche di tentata estorsione nei confronti di Alfonso Sabatino che, in un primo momento, aveva creduto alle promesse e si era dato da fare per raccogliere le somme date a Favoloro, che non volle restituirle una volta era stato scoperto il raggiro.
La truffa
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, che hanno seguito la traccia della denuncia nei confronti di Favoloro, quest’ultimo aveva fatto credere al titolare di un’impresa di avere ottimi rapporti con un dirigente della Fincantieri, un tal Alfonso Di Stasio, in realtà inesistente. Se avesse fatto avere la bella somma di 200mila euro sarebbero arrivate commesse importanti da eseguire per Fincantieri, nonché la possibilità di installare televisori in un’importante catena di alberghi. Per rendere credibile questa proposta erano partite anche alcune lettere, con tanto di logo della Fincantieri, a firma del sedicente e inesistente dirigente in cui si faceva riferimento a Favoloro, che così si sarebbe accreditato come persona di fiducia. Ad avvalorare questa tesi c’erano state anche le rassicurazioni della moglie del dipendente del cantiere navale. Fatti consumati tra il 2009 e il 2010. Versati i soldi, però, non arrivarono né le commesse, né i posti di lavoro che ne sarebbero dovuti derivare. Scoperto l’inganno, Alfonso Sabatino chiese conto di tutti quei soldi che aveva chiesto a chi sperava finalmente di avere un posto, la cifra per il singolo lavoro sarebbe stata di 7.500 euro. Richieste cadute inesorabilmente nel vuoto e che si sarebbero concluse, addirittura, il 31 agosto 2010 con un’aggressione ai danni di Alfonso Sabatino. Stretto alla gola, si sarebbe sentito dire da Favoloro: «Vogliamo andare a finire male? Ti faccio intossicare Alfonso». Un racconto che dovrà essere, però, ancora ricostruito con esattezza davanti al giudice.