Torre del Greco. L’avviso di garanzia per l’ascensore realizzato – attraverso una variante rispetto al progetto iniziale delle scale mobili – in villa comunale con i finanziamenti europei allunga ulteriormente la lista dei guai giudiziari del sindaco-sceriffo Ciro Borriello e rischia di complicare la corsa-bis a Roma dell’ex deputato di Forza Italia.
L’ipotesi di reato avanzata dalla procura di Torre Annunziata per il leader locale del centrodestra è particolarmente “problematica” in vista di un’eventuale candidatura alle prossime politiche: abuso d’ufficio, un reato inserito all’interno della black list della legge Severino e già contestato a Ciro Borriello per la vicenda dell’appalto Nu “passato” alla «ditta di casa» dei Fratelli Balsamo.
Insomma, in attesa dei successivi sviluppi delle indagini – il pubblico ministero Rosa Annunziata ha ottenuto una proroga di sei mesi per le indagini – non certamente un biglietto da visita lusinghiero per chi aspira a ritagliarsi uno spazio in un movimento, Noi con Salvini, non particolarmente “tenero” con indagati e condannati.
La tegola caduta in testa all’ex deputato di Forza Italia rappresenta il secondo colpo di scena giudiziario del 2017 a palazzo Baronale. In precedenza, il primo cittadino aveva dovuto incassare – non senza sorpresa – un anno di reclusione per lo scandalo abusivopoli all’ombra del Vesuvio. A gennaio, i giudici della corte d’appello di Napoli ribaltarono il verdetto di primo grado firmato dal tribunale di Torre Annunziata – assolto per non avere commesso il fatto – e condannarono il leader locale del centrodestra per soppressione di atti veri nella vicenda relativa alla vetrina della boutique Bruno di via Roma. Il sindaco-sceriffo è in attesa delle motivazioni della sentenza per presentare – attraverso il legale di fiducia, l’avvocato Giancarlo Panariello – ricorso in Cassazione e provare a cancellare il marchio di “condannato” impresso dalle toghe di Napoli.
Un’impresa da tentare per un secondo processo rimasto in sospeso, relativo alla “guerra fredda” con l’ex presidente del consiglio comunale Luigi Russo: in primo grado – a giugno del 2015 – il primo cittadino incassò tre anni e tre mesi di reclusione, mentre il suo ex alleato a palazzo Baronale fu condannato a due anni e mezzo. La vicenda, stavolta, non è squisitamente politica perché si riferisce all’inchiesta sulle false cartelle cliniche per un intervento eseguito dal chirurgo plastico con la passione per la politica: un intervento di addominoplastica spacciato per appendicite allo scopo di truffare il servizio sanitario nazionale costato, in primo grado, la condanna sia a Ciro Borriello sia a Luigi Russo. Entrambi hanno già presentato ricorso in Appello, ma la macchia – al momento – resta.
E un “curriculum giudiziario” così ricco potrebbe inevitabilmente spezzare i sogni da parlamentare di Ciro Borriello, il sindaco che guarda con simpatia al leghista Matteo Salvini. A cui, al contrario, il poker di guai giudiziari dell’ex deputato di Forza Italia potrebbero risultare particolarmente “antipatici”.
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