Il sindaco Giuseppe Tito temeva che venisse scoperchiato il vaso di Pandora dell’appalto per le luminarie natalizie. E quando scoppiò il giallo degli addobbi montati con la gara ancora in corso, assieme al comandante della polizia municipale Rocco Borrelli, trasmise un’informativa alla Procura di Torre Annunziata. In quella nota fu attribuito “ad ignoti” il danneggiamento di cavi elettrici in centro ma in realtà i fili vennero lasciati sospesi dagli operai della ditta di Aniello Donnarumma, la Tecno service, che proprio sotto gli occhi del sindaco, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre 2014, iniziò a installare le luci di Natale senza alcun incarico ufficiale.
E’ uno dei retroscena clamorosi sul Tito-gate ricostruiti dalla tenenza della guardia di finanza di Massa Lubrense e dal sostituto procuratore Silvio Pavia. Si tratta di un caso già al centro di una denuncia dei consiglieri comunali di opposizione Antonella Viggiano, Laura Attardi e Marialaura Gargiulo.
Il rapporto tra Tito e Donnarumma è forte e balza subito agli occhi degli inquirenti. Una coppia affiatata che – per la Procura – disegna a quattro mani l’appalto, fa montare le luminarie con il bando ancora aperto e che concorda l’affare. Un intoppo che “obbliga” il Comune, su regia di Tito, ad annullare la prima procedura pubblica e indire un secondo appalto che si aggiudica sempre la ditta di Donnarumma, l’unica a formulare un’offerta.
Il business viene ideato già nel luglio 2014. Stando alle accuse, Tito si fa consegnare da Donnarumma un progetto per le luminarie. Non per coincidenza, su proposta del sindaco, il 15 settembre la giunta impegna 61mila euro. L’ingegnere del Comune Paola De Maio (indagata) dà il via all’iter per affidare l’esecuzione del progetto. Il funzionario scrive nella determina che il programma è stato predisposto dall’ente. Ma in realtà, per la Procura, è una bugia. Il progetto è quello che Tito ricevette da Donnarumma. Il Comune pubblica l’avviso per i lavori con scadenza per la presentazione delle offerte fissata per le 12 del 3 novembre. Eppure, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, alla presenza del sindaco e del presidente del consiglio comunale Michele Castellano (non indagato), lo stesso Donnarumma e alcuni suoi operai iniziano a montare gli addobbi. E tutto ciò «nonostante non ci fosse nessuna aggiudicazione» rileva la Procura.
E’ bufera. Le foto delle luminarie fanno il giro del web. La minoranza denuncia. Tito scrive a De Maio chiedendo di annullare la gara. Detto, fatto. De Maio avvia un’altra procedura che si aggiudica Donnarumma. In questo lasso di tempo, Tito e Borrelli informano la Procura del ritrovamento di fili sospesi in centro. «Fatti da ascriversi a ignoti» scrivono. Eppure Tito sapeva tutto. Tra il 15 e 16 ottobre è la Tecno service a smontare le luminarie e lasciare i fili sospesi. Quelli della denuncia-farsa.
CRONACA
23 febbraio 2017
Tito-gate: denuncia contro ignoti sulle luci montate dalla ditta Donnarumma. Il pm: «Il sindaco di Meta era sul posto e mentì»