Quella vegetazione fitta, che a stento lascia intravedere le palazzine di edilizia popolare, all’altezza dell’Arin in via Argine rende Ponticelli ancora come quando fu costruita. Un quartiere popolare alla periferia orientale dove, dagli anni ‘70 in poi, si era cercato di rendere spazi di aperta campagna in un quartiere urbanizzato a pochi chilometri da piazza Garibaldi. Eppure qui il tempo sembra essersi fermato. Tutto è immobile. Tutto è uguale a 40 anni fa. Finanche un cavallo con un trotto che arriva dal fondo della carreggiata, all’incrocio che divide Ponticelli dai Comuni di Volla e Cercola. Basta percorrere via De Meis e attraversare lo slargo antistante il Parco De Filippo, altro monumento al degrado, per ritrovarsi dinanzi all’ingresso dell’Ipia Sannino-Petriccione. Qui, lo scorso settembre, a far visita agli studenti c’è stato il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che aveva inaugurato l’anno scolastico proprio nell’istituto di Napoli est. Una periferia nella periferia, dove nelle piazze stazionano le camionette con i militari dell’Esercito. Ma dove, beninteso, si continua a sparare e soprattutto a morire da innocenti. Come è successo a un ragazzo innocente di 19 anni, Ciro Colonna, che il 7 giugno scorso, poco dopo le 19, cercava solo di far passare il tempo all’interno di un circolo ricreativo al Lotto 0. Non avrebbe mai immaginato Ciro di finire nella traiettoria dei killer, che erano arrivati fin lì per trucidare a colpi di pistola Raffaele Cepparulo, il ras dei Barbudos della Sanità, che si era rifugiato da latitante tra quelle palazzine-dormitorio. Un quartiere, quello di Ponticelli, che è da sempre zona di guerra. Prima del clan Sarno, gran parte dei quali finiti dietro le sbarre o passati a collaborare con la giustizia. Poi i vari D’Amico, De Luca Bossa e i nuovi cartelli criminali che tentano di colmare il vuoto di potere lasciato dai vecchi boss. In questo contesto vivono i ragazzini, come quello che in viale Carlo Miranda – cresta bionda in bella mostra e sguardo di sfida lanciato a chi lo osserva, nelle ore mattutine – anziché stare sui banchi di scuola insegna a un bimbo più piccolo a guidare un go-kart. O come quelli che, mettendo il muso fuori da un’ex scuola abbandonata dove ora vivono famiglie di abusivi, storcono il naso alla vista di intrusi. O ancora, come un gruppo di giovani sulla ventina che, sulla soglia di un garage, discute animatamente. Sul selciato e tutt’intorno i segni dell’incuria e dell’abbandono in cui le istituzioni li hanno relegati. «L’Asìa da queste parti è un fantasma», dice qualcuno. E guardandosi intorno ne sono la prova i cumuli di rifiuti al di sotto e al di sopra dei marciapiedi. In una zona che dista appena un paio di chilometri da piazza Garibaldi.
CRONACA
3 febbraio 2017
Mattarella, promesse nel Bronx: ma Ponticelli resta il rione degli ultimi