«Papà, noi stiamo con le creature, stiamo solo noi, tutto questo non doveva succedere ed è successo, non dovevi denunciare per il bene nostro». Una sequenza telefonica scolpisce il clima che il 10 febbraio del 2015 Pietro Izzo- arrestato mercoledì mattina dai carabinieri insieme ad altri sette giovani affiliati per droga, armi e pizzo- aveva alimentato a casa di Giuseppe Leo.
L’uomo era stato raggiunto da una pioggia di piombo: sei colpi di una calibro 9 lo avevano colpito mentre si trovava a bordo della sua autovettura, una Ford Fiesta grigia parcheggiata nel piazzale del distributore di benzina di via Vittorio Veneto. Tre i proiettili che lo ferirono: uno alla nuca. Insomma, un “miracolato” salvato dai medici ma che prima di denunciare i suoi sicari non ci penso nemmeno due volte.
Racconta di quella richiesta che gli era stata avanzata proprio da Pietro Izzo, il capo del gruppo, che pretendeva mille euro.