Terzigno. All’apparenza sembra una pizza come tante altre. Una semplice “montanara” immersa in un mare di pomodoro e abbellita da tre foglie di basilico. In realtà dietro l’impasto cotto a legna e la mozzarella tagliata a cubetti c’è molto di più. C’è la storia della prima pizza anti-camorra al 100% mai cucinata in Campania. Si chiama pizza “Radio Siani”.
E’ la risposta alle ecomafie, ai clan, alla malavita che ci fa mangiare pane e veleno. Sulla curva dell’impasto c’è un pomodoro che si chiama “riccia di San Vito”. Non è un pomodoro come un altro, sia perché si tratta di una varietà in via d’estinzione, sia perché il suo frutto nasce su un terreno confiscato alla camorra. Un campo che per anni è stato in mano ai boss, attorno a una mega-villa da film. A produrlo – da qui il nome della pizza – sono i ragazzi della cooperativa sociale Giancarlo Siani che tra l’altro gestisce anche la radio anti-clan che abita nella casa confiscata al boss, Giovanni Birra.
Da qualche giorno la pizza anti-clan nata in nome dell’eccellenza è finita sul menù dell’Haccademia di Terzigno, la famosa pizzeria gestita dal Aniello Falanga.
L’idea di creare una “portata” che portasse il nome della coop intitolata al giornalista ucciso dalla camorra è stata proprio di Falanga. Ma la pizza “Radio Siani” non è solo un piatto, è una storia che prende a morsi la malavita, raccontando che a volte i buoni e il buono possono vincere.
«La pizza Radio Siani – afferma il presidente della cooperativa, Giuseppe Scognamiglio – rappresenta il simbolo della filiera della legalità. Con questa pizza non solo si porta a tavola la storia dell’Antimafia sociale legata al nostro progetto, ma con la produzione del pomodorino si porta su quella pizza anche la valorizzazione del lavoro dei giovani nei campi confiscati alla camorra. E’ importante ribadire che su questi terreni sottratti alla malavita si riesce a dare lavoro e fare un a produzione di qualità all’altezza della tradizione contadina della nostra zona. Ringrazio il maestro pizzaiolo Falanga per averci dato questa possibilità. Questo è anche il trionfo del lavoro della rete».
Nei giorni scorsi, assieme ai commercianti dell’antiracket, i ragazzi della coop Siani hanno anche lanciato il “pacco” anti-camorra, un cesto di eccellenze messo insieme tra i prodotti coltivati nei terreni confiscati e le bontà realizzate da chi, in questi anni ha dichiarato guerra al pizzo, denunciando la camorra. Nel cesto c’è anche il “pizzino”, il barattolo di pomodoro realizzato con la “riccia di San Vito”. Oggi più che mai il simbolo dell’eccellenza che non si piega alle ecomafie.